Penso all’art. 27 della Costituzione laddove è scritto che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato, e la cosa più istintiva e immediata che mi possa venire in mente, è che la nostra Costituzione sia un testo avulso dalla realtà, ormai del tutto superato dai fatti. Lo dichiara in una nota Giuseppe Maria Meloni, presidente di Clemenza e Dignità, che aggiunge: La stessa cosa, probabilmente, potrebbe venirmi in mente anche con riguardo ai problemi del lavoro, delle famiglie, riguardo al patrimonio artistico e al paesaggio, e così per molte altre tematiche affrontate nel testo costituzionale. Difatti, in linea generale, – spiega – quando si discute di riformare la nostra Costituzione, è proprio perché la si sente troppo distante dalle concrete circostanze vissute di tutti i giorni, proprio perché sembra trattarsi effettivamente di un testo morto, di un semplice pezzo di carta con un valore simbolico perlopiù circoscritto all’interesse storico nazionale. Ma giuridicamente riflettendo, – osserva – è incontrovertibile che i testi costituzionali vengano redatti per plasmare la realtà di una Nazione e non per subirla passivamente. In sostanza, – sottolinea – l’attualizzazione dei testi costituzionali, tendenzialmente, dovrebbe passare per un costante aggiornamento ed aggiustamento della realtà ad essi e non dei testi costituzionali alla realtà. Se si consentisse che delle leggi fondamentali – prosegue – subissero del tutto passivamente la realtà vissuta di un paese, diverrebbe obsoleto e superato anche un testo costituzionale redatto e approvato appena nell’anno precedente.” “La nostra Costituzione, – rileva Meloni – in verità è viva, è sana, è vivace, e i principi che essa propone sono ancora oggi validissimi e di portata non solo nazionale ma universale. Siamo noi che lentamente la stiamo rendendo una lettera morta, perché non facciamo più alcuna manutenzione, non vigiliamo più, perché abbiamo smarrito l’entusiasmo iniziale, diamo tutto per scontato, ed abbiamo perso la voglia e la pazienza di adeguare e di scolpire quotidianamente la realtà del paese, seguendo quei grandi principi costituzionali. Per una riflessione collettiva, – conclude – è interessante, allora anche rammentare il discorso di Piero Calamandrei tenuto all’Università di Milano nel 1955, laddove questo illustre giurista e politico ebbe a dire: La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove: perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile; bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità.