Il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio della Cultura, dedica un post del suo blog ‘Parola e parole’ al tema del lavoro, "al centro di dibattiti e di incontri a tutti i livelli. Cresce – scrive il porporato – la preoccupazione di tante famiglie per il lavoro che sembra venir meno o divenire sempre più instabile. L`insicurezza lavorativa, soprattutto nei più giovani, mina profondamente anche il senso stesso della vita. Appare, dunque, importante ristabilire una visione del lavoro che sia profondamente umana".
Ravasi, celebre biblista, fa poi una meditazione sul lavoro a partire dalla bibbia, a partire dal libro della Genesi e la comparsa di Caino e Abele, pagina in cui "si mostrano già le tensioni che schierano su campi avversi le varie classi sociali". Il lavoro "è celebrato anche da Gesù, ‘il figlio del carpentiere [o falegname]’ e ‘carpentiere [o falegname]’ lui stesso. Le sue parabole introducono spesso come protagonisti contadini, pescatori, mercanti, donne di casa, pastori, operai giornalieri e così via. Egli ci invita, certo, a chiedere a Dio ‘il pane quotidiano’, esortando i discepoli a non preoccuparsi del cibo fino al punto di dimenticare i valori supremi. Tuttavia la comunità cristiana è anche cosciente, come ammonisce san Paolo, che ‘bisogna attendere agli impegni, lavorando con le proprie mani’, così come faceva lo stesso Apostolo ‘per non essere di peso a nessuno, lavorando giorno e notte’, perché ‘se uno non vuole lavorare, allora neppure mangi’. Fermo restando, però, il principio formulato da Gesù: ‘Che giova all`uomo guadagnare il mondo intero, se perde la propria vita?’".