Un bellissimo viso: occhi grandi, intensi, magnetici. Una bocca ben disegnata dalla natura e dal rossetto. Capelli divisi da una riga in mezzo o raccolti ai lati, come vuole la moda. La fotografia è bella, colpisce e ti fa dire: valeva la pena di averla intervistata. Ma anche: per una come lei vale la pena di mettere a soqquadro il pianeta… Emanuela Bartolone, 24 anni di Messina, ti può illuminare con un sorriso perché è la calma dopo una tempesta, la brezza prima del tepore, l’amore dopo l’odio. Oltre all’avvenenza, la nostra modella, ha sempre qualcosa in più: quel tocco di ironica svagatezza che però può fare cambiare la vita di un uomo. Anche se lei non crede, sinceramente, che ci sia molto da dire sul suo conto. Emanuela rincorre i suoi sogni nell’ambito della moda, non dimenticando che la concretezza sta nello studio e nel lavoro. Come un bellissimo gioco e per una giusta causa, il suo incontro con le patinate passerelle risale alla tenera età di 16 anni. Da "quella prima volta" seguono vari concorsi locali e nazionali, come "Una ragazza per il cinema" e "Miss Italia", ottime palestre per chi decide di affacciarsi a questa professione. A oggi Emanuela lavora a livello regionale nell’ambito della moda, della fotografia e dell’immagine distinguendosi, in primis per la professionalità che pone nell’affrontare ogni passerella. "Ogni modella- spiega- nel momento in cui si trova in passerella, ha il compito di dover esaltare l’abito, l’acconciatura e il trucco che indossa, con professionalità deve mettere in mostra l’ "arte" altrui, anche se questa non rispecchia i suoi gusti. Ma spesso alcune ragazze lo dimenticano…". Moda fa rima con esibizionismo si pensa, ma Emanuela non crede che questo aggettivo le calzi a pennello, contrariamente lei si definisce timida e riservata. Non è una party girl, e a una serata in discoteca, sostituisce un buon programma, un buon libro o una deliziosa cena tra amici. 2012 fine del mondo secondo i Maya? A Emanuela poco importa: per sé chiede più lavoro, più studio, maggiore sicurezza nelle sue possibilità e capacità e altrettante passerelle da calcare. Sogni e speranze che fanno da cornice alla sfida più ardua: andare a scavare nel proprio animo per capire che cosa una ragazza può dare periodo dopo periodo nella moda come nella vita. La passerella, si dice, è un ring sul quale scenderanno modelle giovani, non ancora affermate. Niente top model ed esibizioni pompose. Ed Emanuela in tutto questo si trova a suo agio: è una bellezza dinamica e soprattutto ha bisogno di fare più cose, l’immobilismo la spaventa. Nel bel mezzo del casino della nostra quotidiana esperienza Emanuela si è rivelata una musa eccezionale perché ha reso i nostri sogni realizzabili. C’è una gran voglia di svestire le belle figliole ma pensateci, ridare magia al vestire, tornare ad abbellire le donne è l’uovo di Colombo della moda, della vita, del romanticismo che non muore mai dentro di noi. Perché solo noi possiamo uccidere i sogni e le illusioni: e senza sogni e illusioni che colorano il mondo, un uomo finisce per rendersi ridicolo da solo.
Emanuela, la perfezione nella fotografia come si evidenzia?
Sicuramente esistono dei criteri estetici e meramente formali da rispettare quando si maneggia una macchina fotografica, ma credo che ormai si stia andando, fotograficamente parlando, verso una perfezione utopica. Altrimenti non si spiegherebbe il perché le riviste pubblichino foto “corrette” grazie a sofisticati programmi e al limite dell’inverosimile.
Tu quanto lo sei?
In quanto modella, lo sono quando riesco a impersonare, davanti l’obiettivo, ciò che mi viene richiesto.
Che parte pensi di recitare in questo mondo?
Considerato che siamo tutti attori su un palcoscenico, la parte che mi è stata assegnata è quella della brava ragazza.
La felicità è uno scatto da copertina o un bacio desiderato?
La felicità è uno scatto da copertina. E un bacio desiderato proprio perché si chiama felicità.
La gioia più grande a cui aspiri nella tua professione?
Nell’ambito della moda, la gioia più grande sarebbe un buon contratto per un noto marchio. A volte basta quello per la svolta…
Ci sono più luci o porcherie nel mondo della moda?
Mi piacerebbe pensare che siano più luci. Diciamo che non ho ancora incontrato porcherie…
Che cosa ti farebbe sentire davvero sporca?
Scendere a compromessi per delle cose, oltretutto, di cui no ne vale la pena. Ma con che coraggio poi ci si guarda allo specchio?
E che cosa migliore?
Sicuramente aver dato il massimo per la mia realizzazione personale, in ambito lavorativo e non.
Le provvisorie soddisfazioni nella vita quotidiana sono…?
Salute, lavoro, famiglia, amore… cosa chiedere di più?
Per te chi rappresenta la vanità?
Rappresenta la vanità chi ostenta se stesso nella continua ricerca dell’approvazione altrui, ricercando e apprezzando, nel contempo, tutto ciò che può far risaltare le sue qualità personali vere o presunte.
Il coraggio?
Chi ha una grande forza morale che lo mette in grado di affrontare difficoltà, sacrifici e pericoli. Basti pensare a Falcone e Borsellino o per restare a fatti recenti, a Giuseppe Girolamo, il batterista della Costa Concordia che lasciò il posto sulla scialuppa a un bambino.
L’arroganza?
Un male della nostra società. Fa rima con l’insicurezza e con l’incertezza sulla propria identità e sulla propria posizione sociale. Chi è consapevole realmente di essere superiore agli altri non ha bisogno di dichiararlo apertamente, ma conosce altri modi e utilizza strategie pìù sottili.
Il fallimento?
Appartiene a chi non tenta, a chi non si mette in discussione, a chi non rischia, a chi non ama, a chi non sogna, a chi non lotta.
A volte ti arrabbi pure tu?
Mi arrabbio quotidianamente. Con il sistema che non funziona. E ancora di più con me stessa perché non mi ritengo mai abbastanza determinata.
Chi è la persona con cui ti sfoghi?
Sicuramente mia madre. É lei l’unica persona capace di ascoltarmi e consigliarmi in modo disinteressato.
Essere felici in coppia è sempre possibile con tante distrazioni a portata di mano?
Qui caschi male. Credo fermamente che essere felici in coppia sia possibile nonostante quelle che tu chiami “distrazioni”. Contrariamente non capisco chi, invece, preferisce tenere un piede in due scarpe, oltretutto chissà quanta fatica nel gestire “più situazioni”.
Ti reputi meglio come amica o come fidanzata?
Mi reputo una buona amica con un’ottima capacità di ascolto, caratteristica sempre meno presente in una società dove “la vince chi grida più forte e sopra la voce altrui”. Anche in coppia, do il massimo. Portare rispetto è già tanto e poi mi piace sempre sorprendere e stupire il mio ragazzo cercando di essere partecipe delle sue passioni.
Giornata tipo quando non sfili?
Quando non lavoro come modella, mi diletto in altro. Studio, lavoro e coltivo le mie passioni tempo permettendo.
Ti senti mai in un’altra pelle?
Fortunatamente non ho mai provato questo disagio. Fondamentalmente sto bene con me stessa, ho imparato a convivere con le mie debolezze e a farne dei punti di forza.
Oggi noi italiani quanto siamo davvero tolleranti?
Non lo siamo affatto questo è il problema. Sarà che stiamo attraversando una fase storica troppo buia, sarà che siamo istigati da quanto propinato in tv, ma il nostro livello di tolleranza ha toccato il -1 da un pezzo. E non è soltanto “intolleranza” nei confronti del “diverso” e qui ci sarebbe tanto da dire, ma ad esempio, anche una semplice attesa in coda in un ufficio postale, a volte e per molti, è un buon modo per mettere sul piatto, un’intollerante maleducazione.
E quanto emancipati?
Poche civiltà hanno intrapreso e completato il cammino che porta all’emancipazione. L’Italia ha avviato questo cammino ma ha percorso appena metà strada. Si porta dietro tutta una serie di retaggi storici che non l’aiutano. Quando sarà capace di superarli l’Italia e gli italiani potranno puntare realmente alla loro emancipazione.
Un lato oscuro che cambieresti…?
Non parlerei di lati oscuri ma di lati non manifesti. C’è differenza perché il termine oscuro presuppone qualcosa di sinistro e di negativo. Il lato non manifesto è invece una parte della personalità non evidente. Direi quindi che la vera sfida sia conoscere e toccare questa parte con mano e non mutarne forme e sembianze. Non cambierei nulla perché tutto contribuisce a rendermi ciò che è effettivamente sono. La sfida è conoscersi non cambiare.
A cosa rinunceresti pur di vivere fino a cento anni?
Nulla perché me ne bastano novanta. Scherzi a parte. Non ha senso una lunga vita se non si possono portare nel proprio percorso gli affetti più cari.
Cosa avresti dato pur di non essere intervistata da noi?
È stato divertente e interessante aver superato il mio modo di essere timida e riservata grazie alla vostra intervista. Anzi siete stati più che clementi nelle domande che mi avete sottoposto. Quindi ritornando alla domanda: “Non do nulla, grazie”.