Tre imprenditori palermitani sono stati arrestati (ai domiciliari) dai finanzieri della Tributaria del capoluogo siciliano perchè hanno costituito una nuova società intestata a prestanomi per eludere una misura di sorveglianza speciale e un provvedimento di confisca per beni e imprese a loro riconducibili e ritenuti di derivazione illecita.
I tre imprenditori erano stati nel passato indicati da alcuni collaboratori di giustizia quali ‘vicini’ ad ambienti mafiosi e a esponenti di vertice di Cosa Nostra, come Bernardo Provenzano, grazie ai quali erano anche riusciti ad ottenere l’aggiudicazione di commesse pubbliche e l’apertura di cantieri in territori controllati da famiglie mafiose. Nel settembre 2011 erano stati colpiti dalla misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale e dal provvedimento di confisca per beni e imprese loro riconducibili ritenuti di derivazione illecita, tra cui alcune società attive nel settore della costruzione e manutenzione di opere pubbliche con sede a Palermo.
Secondo le Fiamme Gialle, i tre avevano costituito una nuova società, questa volta in provincia di Messina, intestandola fittiziamente a propri familiari ma gestendola direttamente loro, riuscendo così a proseguire la propria attività imprenditoriale e ad aggiudicarsi importanti commesse pubbliche per la costruzione e la manutenzione di reti di gas naturali e per la gestione del servizio di distribuzione di gas in Sicilia, Calabria e Abruzzo.
I beni sequestrati comprendono un’impresa con sede a Milazzo (Messina), esercente l’attività di costruzione di opere pubbliche per il trasporto di fluidi, 12 terreni ubicati nel territorio di Milazzo, 16 autoveicoli e 37 autocarri, per un valore complessivo di poco inferiore a 14 milioni di euro. Denunciati anche cinque prestanome.