“Il denaro sporco, proveniente da tutti i traffici illeciti, da quello di esseri umani alla droga, dalla merce contraffatta alle armi una volta riciclato va a sommarsi a quella parte di profitto che viene da cose tollerate nel tempo, come l’evasione fiscale e la corruzione formando così il fatturato criminale”. Non è una nostra affermazione, anche se nel recente passato, il fatto solo di sostenerlo con dati di fatto (inchieste, intercettazioni, testimonianze…), è stato per IMG Press causa di ritorsioni giudiziarie, ma il pensiero autorevole di una delle toghe più esposte nella lotta alla criminalità, ovvero Piero Grasso. Il procuratore nazionale antimafia infatti – durante la presentazione a Genova del suo libro Soldi sporchi – ha bacchettato le Istituzioni e qualche suo collega, forse più di uno: negli anni c’è stata ampia tolleranza sull’evasione fiscale e sulla corruzione. Oggi queste cose non sono più tollerabili. In passato – ha aggiunto Grasso – c’è stata una politica di scudi fiscali e di sgravi usata prevalentemente come politica elettorale e oggi noi paghiamo tutto questo. La crisi, insomma, è la conseguenza di un progressivo modo di svalutare l’obbligatorietà dell’imposizione fiscale. Parole forti, parole che non possono essere archiviate e dimenticate. Ma la lotta alla mafia quando non è condotta con fini di Giustizia ha spesso prodotto di questi errori: l’evasione di grosse somme di denaro è stata giudicata come un peccato veniale e non come un tesoro usato per corrompere e commettere altri reati ancor più gravi. I simboli della legalità come gli eroi Borsellino e Falcone, scivolano nel fiume in piena della corruzione: le indagini giudiziarie spesso non sono come le parole di Piero Grasso che, a volte, sanno essere dure e resistenti come pietre. No, vengono subito inghiottite da altre indagini parallele, in un fiume in piena, tumultuoso e inafferrabile. Quello che ci lasciano sono solo mezze verità a volte, neppure quelle. Fascicoli dove il colpevole, perché potente, resta impunito, mentre le vittime, educate a non denunziare più.