I recenti episodi, anche drammatici, della contestazione della TAV Torino-Lione, ci offrono lo spunto per alcune considerazioni. La prima è quella relativa alla contestazione stessa. I manifestanti se la sono presa anche con gli utenti occupando strade e ferrovie. E’ la solita storia: più crei danno all’utente maggiore ascolto avrai. E’ la dimostrazione della incapacità di individuare il referente contro cui protestare. E’ una sconfitta dei dimostranti. La seconda considerazione riguarda i costi della TAV. Si era partiti con 25 miliardi di costo totale. La parte che interessa l’Italia è la sezione transfrontaliera, con un spesa prevista di 11 miliardi (con 2 di contributi europei), ridotti poi a 3,5 miliardi (!). Perchè questa diminuzione? Il progetto TAV è, prevalentemente, dedicato alle merci e non ai passeggeri. Le spese per una tratta ad alta velocità per passeggeri sono diverse rispetto a quelle per le merci che non viaggiano a 300 km orari. Insomma, si era partiti con progetti faraonici (si ricordi il Ponte sullo Stretto di Messina) successivamente ridimensionati. Indubbiamente, lo sviluppo della rete ferroviaria è indispensabile (basti pensare ai soli costi ambientali) ma occorreva, e occorre, fare bene i conti visto che si tratta di soldi pubblici, cioe’ del contribuente.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc