Istat: Pil 2011 arranca con +0,4%, carrello famiglie più leggero

Stenta il Pil nel 2011 con una crescita di appena lo 0,4 per cento trainata appena dalla domanda estera mentre la domanda interna si conferma debole. Ovvero i consumi delle famiglie rimangono asfittici. Diminuisce il rapporto deficit-Pil ma sale a livelli record quello debito-Pil. Sono questi alcuni dei numeri forniti dall’Istat nel suo report sul prodotto interno lordo, indebitamento netto e saldo primario delle Amministrazioni pubbliche degli anni 2009-2011. Nel 2011 il valore del Pil ai prezzi di mercato e’ stato pari a 1.580.220 milioni di euro correnti. L’incremento rispetto al 2010 e’ stato pari all’1,7 per cento. In termini di volume il Pil segna una crescita dello 0,4 per cento. Nel 2010 l’aumento era stato piu’ consistente e pari all’1,8 per cento, in deciso recupero rispetto alla flessione del 5,5 per cento manifestatasi nel 2009. Nonostante la crescita degli ultimi due anni, nel 2011 il Pil in volume si è attestato su livelli ancora inferiori a quelli registrati negli anni precedenti la crisi economica del 2008-2009. La crescita del Pil nel 2011 è stata accompagnata da un aumento delle importazioni di beni e servizi pari allo 0,4 per cento, la quale ha determinato una crescita delle risorse disponibili pari allo 0,4 per cento. Dal lato degli impieghi si evidenzia una stazionarietà dei consumi finali nazionali e una flessione pari all’1,9 per cento degli investimenti fissi lordi. Un rilevante contributo positivo alla variazione del Pil e’ venuto dalla domanda estera netta (1,4 punti percentuali), mentre l’apporto della domanda nazionale e della variazione delle scorte e’ stato negativo. Nel 2011 il deflatore del Pil e’ aumentato dell’1,3 per cento, mentre quelli della spesa delle famiglie residenti e dei consumi interni sono ambedue cresciuti del 2,7 per cento. Infine, l’aumento del deflatore degli investimenti fissi lordi e’ stato del 3,3 per cento. Nel 2011 la spesa per consumi finali delle famiglie residenti ha mostrato un incremento in volume dello 0,2 per cento, con variazioni piu’ contenute rispetto a quelle registrate nel 2010 (+1,2 per cento). A trainare i consumi e’ stata soprattutto la spesa per i servizi (+1,6 per cento), mentre il consumo di beni e’ diminuito (-0,9 per cento); particolarmente marcata nella media dell’anno e’ stata la flessione della spesa per i generi alimentari (-1,3 per cento). Se la spesa delle Amministrazioni pubbliche ha registrato una diminuzione dello 0,9 per cento in volume, quella delle Istituzioni sociali private (Isp) e’ aumentata dello 0,9 per cento. Gli investimenti fissi lordi hanno registrato nel 2011 una flessione in volume (-1,9 per cento), dopo la ripresa che aveva caratterizzato il 2010 (+2,1 per cento). La riduzione e’ stata particolarmente rilevante per gli investimenti in costruzioni (-2,8 per cento) e in macchinari e attrezzature (-1,5 per cento); risultano invece in crescita gli investimenti in mezzi di trasporto (+1,5 per cento).  Le esportazioni di beni e servizi in volume sono aumentate nel 2011 del 5,6 per cento, mentre le importazioni solo dello 0,4 per cento.Anche nel 2011 si e’ registrato un peggioramento nella ragione di scambio con l’estero, determinato da un aumento del 7,3 per cento del deflatore delle importazioni di beni e servizi e del 4,1 per cento di quello delle esportazioni. Nel 2011 il valore aggiunto in volume ha segnato un lieve aumento (+0,6 per cento), mostrando un forte rallentamento rispetto alla crescita registrata nel 2010 (+2,1 per cento). Il valore aggiunto dell’industria ha segnato una diminuzione nelle costruzioni (-3,5 per cento) ed un aumento nell’industria in senso stretto (+1,2 per cento). Il settore dei servizi ha registrato una crescita dello 0,8 per cento, a fronte di una variazione negativa (-0,5 per cento) dell’agricoltura, silvicoltura e pesca. 

Nel 2011 le unita’ di lavoro (ULA) sono aumentate dello 0,1 per cento. L’incremento ha riguardato, in particolare, le unita’ di lavoro dipendenti (0,4 per cento), mentre le unita’ di lavoro indipendenti sono diminuite (-0,7 per cento). Alla crescita dell’occupazione dipendente ha contribuito anche il minor utilizzo della cassa integrazione guadagni da parte delle imprese. La crescita delle unita’ di lavoro ha interessato soprattutto l’industria in senso stretto (+0,8 per cento) e i servizi (+0,5 per cento), ad eccezione di quelli forniti dalle Amministrazioni pubbliche e di quelli delle attivita’ artistiche e di intrattenimento. Sono diminuite le unita’ di lavoro nei settori dell’agricoltura, silvicoltura e pesca (-2,8 per cento) e delle costruzioni (-3,1 per cento). I redditi da lavoro dipendente sono aumentati dell’1,8 per cento, quanto le retribuzioni lorde. Nel 2011 queste ultime hanno registrato un incremento del 2,2 per cento nel settore agricolo, del 4,0 per cento nell’industria in senso stretto, dell’1,4 per cento nei servizi e una riduzione dell’1,2 per cento nelle costruzioni. Sulla base delle informazioni ad oggi pervenute, l’Istat ha elaborato in via provvisoria le stime del conto consolidato delle Amministrazioni pubbliche relative all’anno 2011. L’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil e’ stato pari al -3,9 per cento, in miglioramento di 0,7 punti percentuali rispetto a quanto registrato nel 2010 (-4,6 per cento). In valore assoluto l’indebitamento netto e’ diminuito di circa 9,1 milioni di euro, attestandosi sul livello di -62.363 milioni di euro. Il saldo primario (indebitamento netto al netto della spesa per interessi) e’ risultato positivo e pari a 15.658 milioni di euro (-345 milioni di euro nel 2010), con un’incidenza sul Pil dell’1,0 per cento. Il saldo di parte corrente (risparmio o disavanzo delle Amministrazioni pubbliche) e’ stato negativo e pari a -24.936 milioni di euro, a fronte dei -24.763 milioni del 2010. Tale peggioramento e’ da imputare ad un aumento delle uscite correnti di circa 9,2 miliardi di euro, di poco superiore a quello delle entrate correnti (pari a circa 9,0 miliardi).  Le entrate totali, pari al 46,6 per cento del Pil, sono aumentate dell’1,7 per cento rispetto all’anno precedente (+1,1 per cento nel 2010). Le entrate correnti hanno registrato un incremento dell’1,3 per cento, attestandosi al 45,9 per cento del Pil. In particolare, le imposte indirette sono cresciute del 2,0 per cento, trainate prevalentemente dall’aumento del gettito dell’Iva e delle imposte sugli oli minerali e gas metano. Le imposte dirette sono risultate in riduzione dello 0,1 per cento, essenzialmente per effetto della contrazione dell’Irpef. La dinamica delle entrate complessive, piu’ sostenuta rispetto a quella delle entrate correnti, e’ da ascrivere principalmente all’aumento di quelle in conto capitale (+47,2 per cento).
Queste ultime risentono della forte crescita delle imposte in conto capitale (+99,1 per cento), dovuta prevalentemente ai versamenti una tantum dell’imposta sostitutiva sul riallineamento dei valori contabili ai principi internazionali IAS. La pressione fiscale complessiva (ammontare delle imposte dirette, indirette, in conto capitale e dei contributi sociali in rapporto al Pil) e’ risultata pari al 42,5 per cento, in riduzione di 0,1 punti percentuali rispetto al 2010. Le uscite totali, pari al 50,5 per cento del Pil (51,2 per cento nel 2010), sono risultate in aumento dello 0,4 per cento rispetto al 2010. Le uscite di parte corrente sono aumentate dell’1,2 per cento, attestandosi al 47,5 per cento del Pil (era 47,7 per cento nel 2010). In particolare, i redditi da lavoro dipendente si sono ridotti dell’1,2 per cento, in presenza di una riduzione delle unita’ di lavoro delle Amministrazioni pubbliche. Le spese per consumi intermedi hanno registrato un incremento dell’1,2 per cento, in lieve aumento rispetto a quanto rilevato nel 2010 (+0,9 per cento), mentre le prestazioni sociali in natura (che includono prevalentemente spese per assistenza sanitaria in convenzione) si sono ridotte del 2,2 per cento, invertendo la dinamica positiva dell’anno precedente (+2,0 per cento). Di conseguenza, la spesa per consumi finali delle Amministrazioni pubbliche ha fatto registrare nel 2011 una contrazione dell’1,0 per cento, a fronte della crescita dello 0,8 per cento segnata nel 2010. Le prestazioni sociali in denaro sono aumentate del 2,2 per cento (+2,4 per cento nel 2010) trainate dalla crescita della spesa per pensioni e rendite, mentre sono risultate in riduzione le liquidazioni per fine rapporto di lavoro. Gli interessi passivi si sono attestati, nel 2011, su un livello di poco superiore ai 78 miliardi, in aumento del 9,7 per cento rispetto all’anno precedente. Nell’ambito della spesa in conto capitale, in contrazione dell’11,0 per cento, gli investimenti fissi lordi sono diminuiti dello 0,8 per cento (-15,8 per cento nel 2010). Risultano in flessione anche i contributi agli investimenti (-11,0 per cento) e le altre uscite in conto capitale; per queste ultime il valore negativo è dovuto alla contabilizzazione delle vendite dei diritti d’uso delle frequenze elettromagnetiche, in riduzione della spesa.