E’ passato al senato il maxiemendamento del Governo che, fra le moltissime cose, potrebbe –se fosse confermato alla Camera– porre una pietra tombale sull’annoso problema delle commissioni di massimo scoperto (che recentemente hanno cambiato nome, peggiorando nella sostanza). I banchieri l’hanno presa così male che hanno annunciato le dimissioni in massa di tutto il vertice della loro associazione di categoria. I cittadini che hanno i conti in rosso sanno cosa sono queste commissioni di massimo scoperto (comunque denominate): non sono altro che un modo per far pagare più interessi senza chiamarli interessi. Sono semplicemente una presa in giro, un modo di ingannare i clienti, che esiste solo in Italia. E’ giustissimo, ovviamente, che le banche siano remunerate per il loro lavoro di prestare soldi (magari lo facessero veramente, questo lavoro!) ma è altrettanto giusto che dicano chiaramente quale sia questa remunerazione e lo dicano con un unico numero: il tasso d’interesse! Tutto quello che il Governo ha imposto, con questa norma, è la trasparenza. Se questa norma passerà anche il vaglio della Camera (purtroppo, conoscendo la lobby dei banchieri da troppi anni, dubitiamo…) le banche dovranno dire semplicemente qual’è il tasso che remunera gli affidamenti entro il fido e quale il tasso che remunera gli affidamenti fuori dal fido. Tutto qui, semplice e trasparente. La trasparenza, però, è inconcepibile agli occhi di questi banchieri. Se i clienti iniziano a capire e poter fare semplicemente le loro valutazioni, buona parte del loro business che si regge sull’ignoranza dei clienti viene meno. I banchieri, in sostanza, protestano per il loro “diritto” d’ingannare i clienti!
Alessandro Pedone – Responsabile Aduc per la Tutela del Risparmio