Nuove polemiche sulla Tav Torino-Lione. Continuano le manifestazioni in Val di Susa, mentre il commissario governativo Mario Virano – riporta LA STAMPA – "spara ad alzo zero contro Alberto Perino, che è diventato la figura simbolo dei No Tav e che "detiene la golden share del movimento". Violenze comprese: "Non siamo in presenza di infiltrati, se non marginalmente.
Siamo in presenza di invitati". Domani è previsto l’arrivo a Torino del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Una visita con "giallo": incontrerà quanti protestano contro la linea di alta velocità? Sempre il quotidiano torinese scrive che la richiesta di incontro "difficilmente potra’ essere accolta visto che arriverà solo oggi alla prefettura di Torino: i tempi sono troppo stretti per modificare il cerimoniale del Quirinale e l’incontro non e’ mai stato in agenda. Per il futuro si vedrà, anche se è facile ipotizzare che le decisioni del governo Monti sulla Torino-Lione non possano che essere condivise dal presidente della Repubblica. E poi, in ogni caso, anche se si dovesse aprire uno spiraglio per un incontro con il governo, questo potrebbe avvenire solo a condizione che non sia una scusa per prendere tempo e chiedere una moratoria o la sospensione dei lavori. Per il Quirinale, l’opera non e’ in discussione e, soprattutto, il dialogo si potrebbe aprire con il governo solo se gli amministratori presentassero una piattaforma con delle modifiche al progetto ma senza moratorie".
LA REPUBBLICA parla di "tre ‘bonus’ per addolcire l’amara pillola della Tav. Pensati dal governo e destinati ai comuni della Val di Susa. Primo bonus: poderosi sgravi fiscali per i Comuni coinvolti, in base alla vicinanza. Secondo bonus: un sistema di convenzioni tra la stazione appaltante e i Comuni per cui tutti i dipendenti dei cantieri mangerebbero e dormirebbero presso i Comuni medesimi. Considerati i tempi dell’opera, dieci anni, e’ facile intuire quali sarebbero i vantaggi per l’indotto alberghiero. Terzo bonus: i corsi di formazione per gli abitanti della valle che, una volta riqualificati, verrebbero occupati nei cantieri".
Mentre IL GIORNALE sottolinea l’intenzione del governo di "cambiare le regole per le grandi opere. L’idea: apparecchiare tavoli tecnici e consultivi prima di dare il via libera a un qualsivoglia progetto. Poi, ottenuto l’ok, l’opera non dovrebbe piu’ avere intoppi. Il modello di riferimento e’ quello francese del ‘debat public’: consiste nel coinvolgere istituzioni pubbliche, private, associazioni ambientaliste e comitati di cittadini per informare, raccogliere suggerimenti, e poi decidere. La procedura risponde alla cosiddetta ‘democrazia partecipativa’: chi propone un’opera deve cioe’ tener presente tutti i fattori che riguardano la realizzazione del progetto, indicando tempi, costi e impatto sul territorio. Un’apposita autorita’ deve guidare i colloqui per poi fare una sintesi e trovare la soluzione migliore. Attenzione, pero’: i pareri del ‘tavolone’ consultivo non sono vincolanti e nulla osta a che il progetto vada avanti ugualmente, a prescindere dalle conclusioni emerse dal ‘dibattito pubblico’. Nulla, comunque, che possa riguardare la Tav. Il sottosegretario Antonio Catricala’ conferma: "Abbiamo il dovere morale di andare avanti e non ci sara’ alcun referendum come continuano a chiedere i No Tav".