Mazzette al Pirellone: “Lega ladrona”, Alfano si smarca

"Ancora un piccolo sforzo, e la Regione Lombardia ce la può fare a pareggiare, quanto a numero di consiglieri nei guai con la giustizia, il pallottoliere della Calabria (16 indagati) che pareva difficilmente eguagliabile". Così il CORRIERE riferisce sull’ultimo scandalo che ha coinvolto i piani alti del Pirellone. "Ieri la Procura di Milano ha indagato per l’ipotesi di corruzione anche il presidente del Consiglio regionale lombardo, il leghista Davide Boni, e con ciò addirittura i quattro quinti dell’Ufficio di Presidenza sono affondati dalle inchieste: era gia’ accaduto al pd Filippo Penati accusato a Monza di corruzione, concussione e illecito finanziamento al partito, al pdl ex assessore Franco Nicoli Cristiani arrestato a Brescia e Milano per corruzione nel settore delle discariche, e al pdl ex assessore Massimo Ponzoni in carcere a Monza per bancarotta, corruzione, concussione e finanziamento illecito. Una statistica già appesantita negli anni delle varie giunte Formigoni dagli arresti di ex assessori come Guido Bombarda (Formazione) e Piergianni Prosperini (Turismo); dai processi in corso alla consigliere pdl Nicole Minetti per favoreggiamento della prostituzione nelle feste ad Arcore di Silvio Berlusconi, e al compagno di partito Gianluca Rinaldin per corruzione e truffa; dalle indagini sull’assessore leghista allo Sport, Monica Rizzi, per i presunti dossieraggi a favore di Renzo Bossi, o sull’altro leghista Daniele Belotti per il tipo di rapporti con gli ultra’ dell’Atalanta; dall’arresto e dal patteggiamento per riciclaggio nell’inchiesta sul re delle bonifiche ambientali Giuseppe Grossi, della moglie (Rosanna Gariboldi) di un peso massimo del pdl lombardo come l’ex assessore Giancarlo Abelli; e dalle deposizioni o intercettazioni che indirettamente non hanno fatto fare bella figura, senza al momento addebiti giudiziari, ad almeno altri 7 consiglieri regionali". Dal canto suo LA STAMPA ricorda che "sono 17 su 80 i consiglieri regionali lombardi invischiati in brutte storie di mazzette". Allo stesso tempo il giornale di Torino mette l’accento sul coinvolgimento negli scandali di tanta parte del Carroccio. "A guardare in casa leghista c’e’ da sbizzarrirsi. Davide Boni e’ solo l’ultimo, ma quello piu’ pesante per nome, ruolo e vicenda. Altro che Daniele Belotti sotto inchiesta a Bergamo per le violenze degli ultras dell’Atalanta o Monica Rizzi, l’assessore allo Sport, guai giudiziari a Brescia per i dossieraggi a favore di Renzo "il Trota" Bossi, immacolato ma insomma. Alla fine bazzecole di fronte a Davide Boni, accusato di rubare per il partito, altra analogia con Bettino Craxi. Tanto che Antonio Di Pietro deputato dell’Italia dei Valori, uno che di sicuro di queste cose se ne intende, gioca facile quando dice: "Vicenda gravissima, da Mani pulite a oggi e’ cambiato niente. Sembra un film gia’ visto su cui la politica continua a stendere un velo". Con un Palazzo Lombardia cosi’, minato dalle fondamenta agli ultimissimi piani, al Governatore Roberto Formigoni piu’ che un velo servirebbe una coperta a toppe bella grossa: "No al voto, l’opposizione abbaia e basta, questa legislatura sta dando buone performance". E se lo dice lui – l’immacolato Celeste molto sfiorato dalle tangenti internazionali sul petrolio all’Iraq dell’inchiesta Oil for food o dagli affari sporchi del San Raffaele – uno potrebbe pure credergli". Del nuovo scandalo che ha colpito il Carroccio, LA REPUBBLICA ha parlato con l’europarlamentare leghista Matteo Salvini, "il primo a dire qualcosa sul caso Boni. Lo ha fatto all’ora di pranzo su twitter, con un messaggio tutto da decifrare: ‘Sono sicuro che sapra’ dimostrare la totale infondatezza delle accuse, in Lega non siamo abituati a fare o pensare certe cose’. Non siete abituati… Suona come una presa di distanza, onorevole Salvini. ‘Senta, innanzitutto chiariamo una cosa: non esiste alcun "sistema Lega", come invece sostengono gli inquirenti.
Perche’ noi non abbiamo bisogno di chiedere soldi a nessuno. Non si azzardino a rifare quel che tentarono venti anni, cioe’ metterci sullo stesso piano degli altri partiti’. L’allora tesoriere Alessandro Patelli ricevette una tangente di 200 milioni… ‘Lui ammise un finanziamento illecito, che fu poi restituito. A fronte di paccate di miliardi rubate a destra come a sinistra’. Ma la vicenda Boni non vi turba? ‘C’e’ un indagine in corso. Non siamo davanti a un arresto, ne’ tantomeno a una condanna. Lasciamo lavorare chi ha il compito di condurre le indagini. Ma io penso, e soprattutto spero, che le accuse siano infondate’. Nel frattempo Boni non dovrebbe dimettersi dalla presidenza del consiglio regionale? Lo ha chiesto anche il capogruppo Galli… ‘Non so, in questo momento sono a Londra per il Milan, non ho letto le agenzie. E poi finche’ le indagini sono in corso, uno non dovrebbe dimettersi. Certo che…’. Che cosa? ‘Se dovesse emergere qualcosa di concreto, circostanza che non mi auguro, il problema si porrebbe’". Titolo ad effetto per IL GIORNALE che virgoletta in apertura l’accusa dei magistrati "Lega ladrona" e il direttore Sallusti che di spalla spiega: "Non crediamo sia vero, ma il solo fatto che un’accusa simile possa essere per la prima volta ufficializzata (se si esclude l’ormai archiviato caso Enimont) azzera presunte differenze che erano state spacciate addirittura per antropologiche. Anche per la Lega e’ arrivato il momento di fare i conti forse con debolezze umane oppure, sara’ la storia a dirlo e noi ci auguriamo che sia cosi’, con la follia di magistrati politicizzati". La questione e’ tutta politica, osserva: "Si sa le malattie colpiscono piu’ facilmente quando il fisico e’ debole e stressato. E oggi quello della Lega e’ un corpo vulnerabile, provato da lotte intestine soffocate per mesi, forse anni, appesantito da un leader confuso diventato una macchietta dell’eroe che fu, azzoppato da una linea politica senza sbocco. Perche’ stare all’opposizione di Monti puo’ essere cosa nobile e coraggiosa, ma mandare all’aria per sempre, a prescindere, con rabbia e rancore l’alleanza storica con il Pdl e’ da suicidio". Sui rapporti Lega-Pdl torna anche LA STAMPA, alla quale non sfuggono le ultime dichiarazioni del segretario del Popolo della Liberta’: "Alfano si assume il peso di una decisione importante, e dichiara defunta l’alleanza con Bossi. Per esattezza la paragona, con parole crude, a ‘un film che sta per chiudersi’. Le prossime elezioni amministrative ‘ne rappresentano i titoli di coda’. Quando il 6-7 maggio andranno alle urne, 10 milioni di italiani ‘ci vedranno senza la Lega al Nord’, d’ora in avanti ciascuno fara’ corsa a se’. Destino ha voluto che l’intervista a ‘Chi’, dove il segratrio Pdl matura la svolta, uscisse proprio nel giorno dell’inchiesta sul Carroccio e all’indomani delle minacce di Bossi contro Monti: tutte circostanze che, quando si e’ confidato con il settimanale della Mondadori, Alfano non poteva certo immaginare. Lui aveva in mente, semmai, lo strappo provocato dal sostegno a Monti, in nome del Professore ‘abbiamo pagato un dazio altissimo perdendo un alleato’. L’effetto finale, tuttavia, e’ che agli occhi del grande pubblico il Pdl si separa da un partner diventato ormai ‘impresentabile’. Politicamente, e non solo".