Ci volevano due o tre riflessioni di IMG Press per zittire i d-istruttori del basket messinese. Adesso però qualcuno si accorge che c’è troppa animosità in giro e che è pure, spesso, litigiosa. Il fatto è che esiste una vecchia anima messinese, soprattutto tra i mediocri, i mestieranti, che non ha mai amato moltissimo la concorrenza. Anzi l’ha sempre considerata invadente. Necessaria, ma pericolosa. E purtroppo ci sono cascati pure gli arbitri: invece di pensare al loro compito – far applicare le regole e sanzionare chi non le rispetta – si mettono pure a tifare, a commentare. A prendere posizione. Si potrebbe dire che ci troviamo al cospetto di un quadretto catastrofico per l’intera categoria. Amici arbitri, mini arbitri, non è vero che chi usa il cervello sia un cretino, anzi … ci mancherebbe altro. Diremmo piuttosto che sareste ricercati come l’oro. Purtroppo, c’è una vecchia anima distruttiva che non muore mai. C’è una categoria di persone che si è adeguata ai tempi, che è stata “costretta” ad adeguarsi agli euro dell’allegra compagnia, perché questi sono i tempi, questa è la musica che intona la banda. C’è una vecchia anima del basket messinese che pensa che tutto questo, in fondo, sia utile al proprio orticello, al proprio piccolo business. Si aprono dei centri di avviamento, si usa un pizzico di arroganza e magari qualche rumorosa maleducata tifoseria per incutere timore ai mini – fischietti che, tanto per non sbagliare, si adeguano allo spettacolo: non fischiando spinte e schiaffi e tacendo sul comportamento maleducato del pubblico presente. Eh sì, a Messina faccia tosta e tanto fumo rappresentano un nuovo modo di vedere la pallacanestro. Si chiamano danni collaterali: non sappiamo prevedere come cambierà la politica dei centri di avviamento da parte della Fip, ma di sicuro la situazione, con la mancanza di certezze nelle regole, si complica. Non sarebbe il caso, per esempio, che chi di dovere, spiegasse ai mini – arbitri che quando fischiano le gare, la maglietta del club di appartenenza dovrebbe, rigorosamente, restare a casa? Troppa fedeltà, in fondo, fa male all’applicazione delle regole. D’accordo, qualche professionista del fischio potrà obiettare: i ragazzi vanno aiutati anche dagli allenatori. Come no? Peccato che se si prova a dialogare con loro la risposta alla domanda classica: “mi spieghi perché hai fischiato quella cosa” sia la punizione. Altro che scambio di opinioni e crescita professionale. Figurarsi… basta vedere le trasmissioni televisive della domenica sera, dove ognuno la vede a modo proprio e non cambia idea. Alla fine si resta della stessa opinione e le polemiche non si placano. Risultati? Nessuno. Un suggerimento. Forse è il caso di portarsi un bel libro, il Vangelo, da leggere durante le pause tra un quarto e l’altro. Sempre meglio che stare tutti a far casino, a consumare vendette, a regolare conti sospesi. Forse sta proprio lì il nocciolo della questione: la lealtà sportiva. A noi è chiara, purtroppo a molti il contrario: educare i propri atleti a colpire con uno schiaffo sul volto gli avversari non rientra tra le cose più nobili, secondo voi sì?