Anche la giornata di ieri è stata ricca di insegnamenti. Ho visto e sentito una donna tenace, il ministro Elsa Fornero, dire cose molto sagge sul mercato del lavoro e la sua "liberazione" dal consociativismo e dalla zavorra novecentesca che impedisce al Paese di crescere. Ho ancora una volta preso atto della realtà immutabile di una magistratura che non ne vuol sentire di mettersi in gioco, di accettare la sfida che milioni di italiani hanno compreso. Le toghe si sono arroccate. Loro, non pagano mai, in rivolta per gli stipendi ieri, contro la responsabilità civile oggi. Il Csm si comporta da terza camera legislativa, mettendo il veto sul Parlamento. E tutto va bene. Ho visto le banche italiane mettersi al tavolo della politica e cominciare a discutere più di credito all’economia reale e meno di finanza. Quello dell’Abi è un primo passo, serve più coraggio cari banchieri, avete rivendicato il vostro ruolo d’impresa e allora prendete qualche rischio. Non ho ancora visto iniziative degne di nota nei confronti dell’India che detiene illegalmente, calpestando il diritto internazionale, due marò che facevano il loro dovere su una nave battente bandiera italiana. È ora di darsi una svegliata, le relazioni internazionali non sono il circolo degli scacchi e non si abbandona mai nessuno sul campo di battaglia. Come italiano non ci sto a vedere due nostri uomini in divisa marcire in una prigione in India. Non ho ancora visto iniziative concrete per la crescita. E non parlo della riforma del lavoro (che va fatta, ma da sola non basta) ma delle attività del ministero dello Sviluppo guidato da Corrado Passera. Non pervenuto. Per ora è una nebulosa. Attendiamo una schiarita. Ho visto Angelino Alfano, Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini giocare al gatto con il topo: segretari di partiti che perdono tempo a rincorrersi, mordersi, lasciarsi, riprendersi. Mi hanno ricordato un passato che mi piacerebbe fosse archiviato. La politica deve tornare, ma possibilmente con qualcosa di più forte del gioco a nascondino. Ho visto che i buoni consigli non vengono ascoltati. Mettere nell’agenda del governo il riassetto della Rai è un errore e liquidare la questione giustizia – come dimostra il niet del Csm – a un paio di norme sulla corruzione per fare bella figura senza aver risolto niente è una stupidaggine. Sono le scorie di un passato ancora vicino che ha fatto comodo alle carriere di tantissimi, ma molto male al Paese. E le colpe sono ben distribuite, a destra e a sinistra.
Ho visto tanti italiani perdere il lavoro in questi mesi. Ho letto centinaia di curriculum di gente che cerca un posto, uno qualsiasi. E non posso fare niente. Ho provato rabbia di fronte a lettere disperate di padri che non ce la fanno a pagare i conti e assicurare un futuro ai figli. E ho visto decine e decine di giovani inseguire lavori che declinano o non esistono più. Ho visto un Paese, l’Italia. È da rifare.
Mario Sechi – Il Tempo