Il P.D. è a una “SVOLTA”?

Egregio Direttore,

anche Veltroni si è fortunatamente rimangiato le sue precedenti esternazioni in merito alla riforma del lavoro per quanto riguarda il contestato art. 18. Evidentemente ha capito, forse solo per mero calcolo politico, che gli conviene rientrare nei ranghi e stare dalla parte dei lavoratori. E come lui anche Bersani, che – a nome di tutto il P.D. – esprime ora una certa titubanza ad accettare in blocco la riforma del lavoro targata Monti-Fornero, pressato in ciò dalla Cgil (ma anche gli altri due Sindacati maggiori mi pare abbiano fatto su questo punto retromarcia). Se il maggior partito della Sinistra avesse sempre sostenuto le giuste rivendicazioni dei lavoratori in tutti gli anni passati, sono certo che avrebbe guadagnato in credibilità e avrebbe arginato, se non proprio impedito, quello scivolamento di parte del suo elettorato storico verso un populismo destrorso, non sentendosi più adeguatamente tutelato da esso.
Infatti la ricerca del consenso dei dirigenti dei D.S. prima e poi del P.D. (oltretutto non capisco la necessità di un continuo cambio di “etichetta”) verso aree popolari loro non affini culturalmente, oltre a snaturare questo partito ed a fargli quasi perdere l’identità ha creato una notevole confusione nel panorama politico italiano e gli ha allontanato le simpatie di molti possibili elettori, che si sono trovati spaesati e privi di un chiaro punto di riferimento. Così oltre a non conquistare voti al Centro ne hanno continuato a perdere a sinistra.
E’ ora troppo tardi per rimediare agli errori del passato? L’ulteriore corso degli eventi ce lo dirà, ma una condizione è indispensabile: che si rimettano a ragionare con la testa del loro elettorato “naturale”, composto in prevalenza da lavoratori dipendenti che vivono onestamente del proprio lavoro e che non devono essere trattati come una “merce”, come ha ben fatto rimarcare un alto esponente della Gerarchia Cattolica proprio ieri in relazione al dibattito sulla riforma del mercato del lavoro. Se saprà tener fede al suo spirito originario, se ritornerà a sostenere i lavoratori onesti (e lasciar perdere i disonesti) accettando le giuste riforme ma opponendosi a quelle ingiuste e lesive della dignità del lavoro, credo che la Sinistra Italiana potrà risorgere e riconquistare la credibilità e quel consenso che naturalmente le spetterebbe. La ricerca di ampliamento del consenso e di alleanze “compatibili” è infatti più che lecita in politica, fa parte dei cosiddetti “tatticismi” strumentali, ma non dovrebbe mai sostituire la strategia complessiva e mai far perdere di vista gli ideali e gli obiettivi finali. Questo almeno io ho sempre pensato.

Giovanni Dotti