Lega nella bufera, Maroni pronto alla resa dei conti

Lega Nord nella bufera. Il tesoriere Francesco Belsito, indagato, si è dimesso. E’ coinvolto in tre diversi filoni di inchiesta aperti dalle procure di Milano, Napoli e Reggio Calabria e le ipotesi di reato vanno dal riciclaggio alla truffa allo Stato fino all’appropriazione indebita. Decine le perquisizioni ordinate dai pm in tutta Italia: oltre alle sedi del Carroccio (in via Bellerio) e del sindacato padano, carabinieri e guardia di finanza hanno acquisito atti e documenti presso diverse società, uffici e abitazioni. Secondo gli investigatori, una parte dei rimborsi elettorali sarebbero stati utilizzati anche per esigenze personali di Umberto Bossi e della sua famiglia. Maroni attacca: ora bisogna fare pulizia. Tra le spese personali, riporta Marco Lillo sul FATTO QUOTIDIANO, "i viaggi e l’auto lussuosa guidata dal trota, le spese per il suo tormentato diploma di maturità, le cure costose dell’anziano leader, la ristrutturazione della sua casa di Gemonio, la scuola della moglie di Bossi, e persino i conti della pasionaria verde Rosi Mauro, leader di un piccolo sindacato capace di grandi spese. Persino le multe dell’irrequieto Riccardo Bossi, stando a quanto si dicono al telefono il tesoriere della Lega e altri collaboratori dello staff, finivano in conto a Roma ladrona. Francesco Belsito non badava a spese pur di far felice il segretario". Passa al contrattacco il quotidiano della Lega Nord, LA PADANIA, che in apertura titola: "Allungano le mani su Bossi per fermare un popolo". E spiega: "Temono la Lega, capofila di un movimento che difende la tenuta democratica". Il GIORNALE si interroga invece sugli "strani affari del padano con l’uomo dei clan", e spiega: "Che si facesse ricompensare i favori con una Porsche Panamera, un gioiellino da 80mila euro, ormai non farebbe quasi notizia. Che si facesse portare i quattrini nascosti in un cappello o nelle casse di vino appartiene al cliche’ ormai logoro del tangentaro. Ma che un padano duro e puro come Francesco Belsito facesse affari direttamente con gli uomini della ‘ndrangheta, incrociando gli affari del Carroccio con quelli del clan De Stefano di Reggio Calabria, beh, questo sarebbe apparso inverosimile anche nella piu’ fantasiosa delle fiction. Invece e’ scritto nero su bianco nel decreto di perquisizione che la Dia di Milano e di Reggio Calabria hanno eseguito ieri mattina. Il contatto tra Belsito e gli uomini della mafia calabrese e’ un signore genovese che si chiama Romolo Girardelli, detto ‘l’ammiraglio’, che l’inchiesta indica senza eufemismi come pedina del clan De Stefano. Non un killer, ma uno specialista in riciclaggio, calato pienamente nei circuiti dove si incrociano economia pulita e soldi sporchi. Nel decreto si legge che Girardelli e’ inquisito per associazione a delinquere di stampo mafioso insieme a una sfilza di personaggi come Sergio Landonio (l’usuraio che strizzava il collo a Luigi Fasulo, l’imprenditore che nel 2002 si lancio’ col suo aereo contro il Pirellone), Curio Pintus (misterioso personaggio comparso nel caso Telekom Serbia), Paolo Martino, l’uomo che regna sui locali della movida milanese (à)".

"Era tanto stretto il loro rapporto – aggiunge il CORRIERE DELLA SERA – che alla fine decisero (Girardelli e Belsito, ndr) di mettersi in societa’ e crearono la ‘Effebiimmobiliare0 con sede a Genova, che si occupa di mediazioni nel settore immobiliare e commerciale, ma anche di consulenza e amministrazione di stabili. Insieme procuravano commesse alle societa’ dell’imprenditore Stefano Bonet ú che oltre ai guadagni otteneva anche i crediti d’imposta ú e poi reinvestivano i soldi. E dunque, come sottolineano i magistrati di Reggio Calabria ‘l’ufficio genovese della Polare Scart e affidato a Girardelli è stato aperto al fine di sfruttare l’operativita’ del gruppo riconducibile a Belsito per accaparrarsi commesse da parte delle piu’ grandi realtà societarie genovesi, in particolare Fincantieri ú del quale Belsito era consigliere di amministrazione – e Grandi Navi Veloci’". LA REPUBBLICA sottolinea come la base leghista sia in rivolta e come Maroni sia pronto alla resa dei conti: "E’ il momento di fare pulizia". "L’ultimo ad arrivare – spiega il quotidiano diretto da Ezio Mauro – e’ Giulio Tremonti, come fa il prete quando si presenta in casa per l’estrema unzione. Amico anche oggi, nel giorno piu’ nero per la Lega. Ore terribili, cominciate alla mattina presto, con i carabinieri e la finanza in via Bellerio, il partito nel pallone, i militanti che si infuriano, i dirigenti che distinguono e una scadenza che spaventa: alle elezioni amministrative – 126 comuni solo in Lombardia – manca poco piu’ di un mese. Qui, nella vecchia sede, Roberto Maroni e’ l’unico che non si fa vedere. Parla pero’ all’Universita’ Cattolica, ed e’ il primo a ripetere con forza quello che ha gia’ detto e che non e’ successo ‘perche’ chi doveva decidere non mi ha ascoltato’: questo signor Francesco Belsito se ne deve andare. Se non lo avesse fatto, l’ex ministro dell’Interno sarebbe stato pronto, oggi stesso, a chiedere la convocazione del Consiglio federale. E dunque, a sera, esulta: ‘E’ una buona notizia, adesso bisogna andare fino in fondo’. Diceva, Maroni, che questa è un’occasione: ‘E’ il momento di fare pulizia, di avviare un’operazione trasparenza, di mettere le persone giuste al posto giusto’. Aggiunge che ‘queste cose fanno male alla Lega’".

Sulla stessa linea il sindaco di Verona, Flavio Tosi, che intervistato dalla REPUBBLICA spiega: "’Possiamo salvarci solo se la Lega torna a fare la Lega’. Che cosa vuol dire, la Lega ha forse rinunciato a essere se stessa? ‘Putroppo in questi ultimi mesi un po’ di appannamento c’e’ stato. Mi riferisco in particolare all’ultima fase del governo Berlusconi e, ovviamente, a questa vicenda giudiziaria che coinvolge il tesoriere del partito. Una vicenda sulla quale sono stato un facile profeta’. E cioe’? ‘Quando, a dicembre, e’ uscita la storia degli investimenti in Tanzania, ho detto che innanzitutto si trattava di un’operazione quanto meno impropria, perche’ a nessun amministratore di partito verrebbe in mente di fare una cosa del genere. Ma questa e’ solo una parte del problema’. L’altra? ‘Se un partito riesce a mettere cosi’ tanti soldi da parte, vuol dire che la norma sul finanziamento pubblico e’ da rivedere. Non si possono accantonare tesoretti privati con fondi pubblici, se questo avviene significa i rimborsi elettorali sono sovrastimati.
Certo, fare politica ha dei costi’".

Il CORRIERE DELLA SERA registra la solidarietà a Bossi di Silvio Berlusconi e "l’ironia" dello scrittore Roberto Saviano. "La solidarieta’ non del tutto scontata arriva da Silvio Berlusconi, la dichiarazione piu’ avvelenata porta invece la firma di Bobo Maroni. La girandola di parole seguita al blitz nella sede del Carroccio di via Bellerio – spiega il quotidiano di via Solferino – ha riservato qualche sorpresa; e se il Cavaliere dimentica in un istante le contumelie piovutegli addosso in questi mesi da esponenti leghisti e giura sulla rettitudine di Umberto Bossi, l’ex ministro apre un inaspettato fronte interno e dichiara che adesso e’ venuto il momento delle grandi pulizie pasquali nella casa padana. ‘Chiunque conosca Umberto Bossi e la sua vita personale e politica, non puo’ essere neanche lontanamente sfiorato dal sospetto che abbia commesso alcunche’ di illecito. E in particolare per quanto riguarda il denaro della Lega, del movimento al quale ha dato tutto se stesso. Percio’ esprimo a Umberto Bossi la mia piu’ affettuosa vicinanza’: (à)E a proposito dell’intreccio tra malavita, politica e affari ieri e’ arrivato il giorno della rivalsa per Roberto Saviano: ‘E’ stata dimostrata l’interlocuzione tra la Lega e la ‘ndrangheta ú ha detto l’autore di ‘Gomorra’ che venne duramente attaccato un anno fa per l’accostamento ú e la risposta di Maroni e’ solo il fragile tentativo di sottrarsi alla valanga’".