Intesa nel vertice notturno Monti-leader politici sulla riforma del lavoro: sull’articolo 18 passa una tipizzazione delle causali del licenziamento per motivi oggettivi, più gradualità invece nella stretta sulle partite Iva. Sugli ammortizzatori resta il nodo copertura. "Sciolti tutti i nodi" ha commentato il premier al termine dell’incontro con Alfano, Bersani e Casini. Piu’ prudente il segretario del Pd, Bersani, che aspetta di vedere la nuova formulazione dell’articolo 18: "Abbiamo detto le nostre cose, ora il governo decidera’". Ma c’è l’intesa – precisa subito una nota di Palazzo Chigi – per un iter "efficace e tempestivo". Oggi il ministro Elsa Fornero dovrebbe mettere a punto il disegno di legge anche con i "tecnici" di Pdl, Pd e Terzo Polo. Quindi, il testo da Napolitano e in Parlamento. "Mario Monti – scrive LA REPUBBLICA – apre uno spiraglio sulla parola ‘reintegro’ e ora e’ ottimista per un varo rapido del disegno di legge sul mercato del lavoro che contenga ‘precisazioni e modifiche’.
Ma ha fretta, teme di impantanarsi (à)". Il presidente del Consiglio e il trio di segretari, rivela il CORRIERE DELLA SERA, "ieri sono tornati all’antico’, ai vertici misteriosi di Palazzo Giustiniani, agli ingressi nascosti. Insomma, ai ‘vertici del tunnel’, che per alcune settimane, nei giorni immediatamente a ridosso della nascita dell’esecutivo Monti, avevano suscitato qualche polemica. E cosi’ ieri per i cronisti e’ tornato l’incubo degli inseguimenti e dei tentativi di trovare conferma a vertici ultra-riservati, seppure nel cuore dei palazzi della politica".
Il SOLE 24 ORE parla invece di uno scambio tra l’articolo 18 e meno rigidita’ in entrata. "Una stretta tipizzazione delle causali del licenziamento individuale per motivi economici che prevede come alternativa all’equo indennizzo anche l’ipotesi del reintegro, sia pure come ultima istanza. E un ulteriore rafforzamento del ruolo della commissione di conciliazione tra azienda e sindacati in cui il ricorso al giudice e’ previsto solo in seconda battuta. Passa da questi due elementi di apertura di Mario Monti al segretario del Pd Pier Luigi Bersani l’ultima mediazione, nella notte di ieri, sulla questione dell’articolo 18. A compensazione – come chiesto dal Pdl – una maggiore flessibilita’ in entrata, soprattutto sulle partite Iva. (à) Piu’ di tre ore di faccia a faccia, dunque. E alla fine il premier ha ‘aperto’ a Bersani buttando la patata bollente tutta nel campo della maggioranza. A convincerlo il pressing dei partiti negli ultimi due giorni, orientati a trovare un accordo, e anche la moral suasion del Quirinale. L’obiettivo di Monti e’ quello di arrivare in Parlamento con un testo ‘blindato’ dall’accordo tra i leader in modo da assicurare tempi certi e mettere la riforma al riparo da stravolgimenti. La riunione è così proseguita senza interruzioni con l’arrivo di Alfano e Casini (l’incontro prima con Bersani e subito dopo il tavolo allargato sarebbe stato il metodo fissato e concordato dal premier con i leader gia’ da lunedi’). Base dell’accordo il cosiddetto ‘lodo Bersani’: e cioe’ l’accettazione della possibilità del reintegro anche nei casi di licenziamenti economici, come chiesto appunto dal Pd, da compensare andando incontro ad alcune richieste del centrodestra in materia di flessibilità in entrata. Un accordo che non lascia scontento Casini, anche lui convinto che una maggiore flessibilita’ in entrata non pregiudicherebbe le tutele del lavoratore ma creerebbe piu’ opportunita’ di impiego (à)".
Alla fine dell’incontro, sottolinea LA STAMPA, "la sensazione era quella di un accordo possibile, ma Bersani aveva ancora qualche dubbio sulla stesura (un po’ complicata e da verificare) della soluzione per i licenziamenti. Certo e’ che ripristinando il ruolo del giudice e la possibilita’ del reintegro alla ‘tedesca’ ci sarebbe quasi sicuramente anche il semaforo verde dei sindacati, compresa la Cgil (con qualche mal di pancia, forse). Stamane si fara’ il punto sul versante della flessibilita’ in uscita e sul precariato: per le partite Iva in realta’ dipendenti, si ragiona su una graduale conversione in contratti di tipo subordinato.
Concluso ormai da dieci giorni il confronto tra governo e parti sociali, e’ al ruolo dei partiti che si sono affidati con fiducia i sindacati. ‘Se non si fara’ un accordo, il Parlamento non votera’ mai la riforma del mercato del lavoro’, dice il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti. Angeletti alza i toni dello scontro: ‘La vicenda dell’articolo 18, cosi’ come la vicenda degli esodati, se posso dirla con una battuta, rappresentano un fondato motivo per un licenziamento del ministro Fornero. Una giusta causa’.
‘Mi pare che il Pd abbia una posizione ben precisa, speriamo che si traduca in soluzioni positive’, dice la leader della Cgil Susanna Camusso. Che avverte: ‘Se, come temiamo, nel ddl non verra’ previsto il reintegro nel caso di licenziamenti illegittimi, continueremo le iniziative’ di protesta (à)".
Il "fattore Lega", scrive Massimo Franco nella sua Nota sul CORRIERE DELLA SERA, "finisce per favorire la mediazione". "Il testo del disegno di legge ‘dal mio punto di vista e’ praticamente pronto’, ha annunciato nel pomeriggio il ministro del Welfare, Elsa Fornero. L’intenzione di Palazzo Chigi e’ di presentarlo al Parlamento dopo la firma del presidente della Repubblica prima di Pasqua. In realta’, la versione definitiva e’ stata abbozzata solo nel colloquio con Bersani e poi con gli altri due segretari di partito. Si tratta di dinamiche alle quali le inchieste sul Carroccio finiscono per dare una spinta ulteriore. Il partito di Umberto Bossi non ha mai smesso di chiedere a Berlusconi di far cadere Monti se voleva ricomporre l’alleanza di centrodestra. Quanto si va profilando nelle inchieste della magistratura promette invece di accelerare un cambio di stagione fra i lumbard; e di mettere l’alleanza anomala Pdl-Pd-Udc al riparo dal ricatto leghista e da un successo elettorale dell’opposizione alle amministrative del 6 maggio: eventualita’ che apparentemente si allontana, ridimensionando un elemento di disturbo. Con una Lega ripiegata sui propri problemi interni e sotto la lente della magistratura, il governo puo’ concentrarsi sulle misure che dovrebbero placare i timori di una lunga recessione