Oggi, la pena è sofferenza pura, sofferenza dell’anima e anche del corpo. Questa può essere una concezione del tutto legittima ed insindacabile, ma non è esattamente l’idea delineata nella nostra Costituzione, che discute, invece, di pene tese alla rieducazione del condannato. Lo dichiara in una nota Giuseppe Maria Meloni, presidente di Clemenza e Dignità. “Su questo aspetto, – prosegue – l’equivoco in cui è facile cadere, è pensare che la nostra Costituzione abbia voluto solo proporre una finalità di massima, senza voler plasmare contemporaneamente la nozione della pena. Difatti, come vedremo, – osserva – la pena per essere in grado di rieducare, deve essere, comunque, caratterizzata, oltre che dalla sofferenza e dal dolore, da degli ulteriori e altrettanto importanti componenti. Per comprendere appieno lo spirito costituzionale, – spiega – è opportuno, quindi, soffermarsi proprio sul significato del termine rieducare. Il suo significato letterale, ovvero l’educare di nuovo, a dir la verità non dice molto, ma costituisce pur sempre un importante indizio. Difatti, – aggiunge – da qui, si evince subito la necessità di meditare il concetto dell’educazione, proprio quello che normalmente segna in particolar modo il momento dell’infanzia e pure dell’adolescenza. Ebbene tutti, ma proprio tutti, – sottolinea – converranno sul fatto che l’educazione di una persona, non possa essere caratterizzata solamente dalla componente della sofferenza e della punizione, ma occorrano anche degli ulteriori elementi. Occorre poter praticare delle attività fisiche, potersi impegnare negli studi, potersi impegnare in una attività lavorativa, poter seguire degli interessi, coltivare anche delle amicizie e degli affetti. A sentire, invece, – rileva – le ultime raccapriccianti notizie sulle carceri, si apprende addirittura che 16.000 persone ristrette sono soggette all’interno degli Istituti a una sorta di contenimento chimico. In un momento così difficile, di grande confusione e smarrimento sulle carceri italiane, dopo essersi discusso a lungo di nuove strutture penitenziarie, di depenalizzazione, di riforme, e di provvedimenti di clemenza, senza, però, giungere mai a qualcosa di concreto e di risolutivo, l’appello – conclude – è pertanto quello di approfondire meglio e seguire l’unico punto fermo che ormai ci rimane, la nostra stella polare: la Costituzione.