Le parrocchie e le comunità cristiane devono fare tutto il possibile perchè le persone con handicap non siano emarginate, sia nella vita sociale sia nella vita religiosa e spirituale. E i disabili mentali possono ricevere, oltre al battesimo, anche l’eucarestia, ‘quando ci sia almeno un minimo di intuizione del sacramento’. E’ questo l’indirizzo in varie occasioni arrivato dalla Conferenza episcopale italiana, come spiega mons. Mons. Lucio Soravito de Franceschi, vescovo di Adria-Rovigo e segretario della Commissione episcopale per la dottrina della fede.
La Cei ha espresso una posizione chiara in merito nel 2003, anno che l’Ue dichiarò anno delle persone disabili, in occasione della 51/ma assemblea dei vescovi italiani. ‘Da allora – afferma mons. Soravito – non mi risulta siano stati emanati altri documenti altrettanto specifici’. Ad affrontare il tema fu mons. Francesco Lambiasi, allora presidente della commissione Cei per la Dottrina della Fede) che oggi è guidata da mons. Marcello Semeraro).
‘Anche nella comunità ecclesiale, ammettono i Vescovi, resta ancora molto da fare per ridurre la distanza tra le acquisizioni di principio e le realizzazioni pratiche’, si legge nel comunicato finale dell’assemblea. ‘Occorre che ovunque nelle comunità queste persone siano realmente accolte e occorre passare dall’agire per loro ad agire con loro, riconoscendone la piena soggettivita’ ecclesiale, come segno per tutti del senso salvifico della croce e della dignita’ di ciascun figlio di Dio’, scrivevano i vescovi, fornendo poi indicazioni sulla catechesi rivolta alla persone disabili e sulla ‘partecipazione liturgico-sacramentale dei disabili, in quanto diritto-dovere di ogni battezzato’. ‘Circa la partecipazione dei disabili mentali alla Comunione eucaristica, valutando le diverse forme con cui la consapevolezza e le disposizioni interiori (il percepire ‘con il cuore’) possono manifestarsi, nel rispetto del mistero del dialogo che la grazia di Cristo instaura con ciascuna persona umana’. In sostanza, come spiega mons. Soravito, ‘l’eucarestia e’ anche partecipazione cosciente’ e la comunione, va data sempre, fino a che e’ possibile e c’e’ ‘un’intuizione e non una totale assenza psichica’.