Un malato in agonia di fronte a medici impotenti. Se si volesse dipingere la situazione dell’ATM è così che si potrebbe rappresentare. A dichiararlo, con amarezza, il segretario provinciale della UILTRASPORTI Silvio Lasagni,e il segretario aziendale Mimmo Colosi, intervenuti oggi sulla drammatica situazione vissuta dai circa 600 dipendenti dell’azienda ancora una volta in fermento, dopo le occupazioni dei mesi scorsi, per il mancato pagamento degli stipendi.
“Ancora una volta – spiegano Lasagni e Colosi – i lavoratori si trovano a dover lottare per vedere riconosciuti i loro diritti. Siamo già a fine aprile e lo stipendio di marzo non è ancora stato corrisposto e non esiste alcuna prospettiva neanche per quello di aprile. Siamo, inoltre, a coscienza del fatto che i creditori si stanno attivando per pignorare le somme direttamente alla Regione. Un percorso assolutamente legale dal momento che le somme stanziate da Palermo non sono direttamente collegate al pagamento degli stipendi ma relative ai chilometri percorsi. Questo complicherebbe ulteriormente la situazione, bloccando le uniche somme in grado di concedere una boccata d’aria ai lavoratori, specie se si considera che il Comune, in bolletta, non ha alcuna intenzione di versare le somme dovute. Vorremmo capire – polemizzano Lasagni e Colosi – a quale santo dovranno votarsi i lavoratori dal momento che dal fronte regionale, cui più volte avevamo chiesto un confronto, non arriva alcuna notizia, il commissario dell’azienda è impotente e impotenti, per loro stessa ammissione, sono il sindaco e l’assessore comunale. Ci chiediamo se non si tratti piuttosto di una mancanza di volontà, dal momento che entro 60 giorni, peraltro già trascorsi, dalla delibera del consiglio comunale che prevedeva la messa in liquidazione dell’azienda, l’amministrazione comunale avrebbe dovuto provvedere alla costituzione di una SpA, ed entro 90 alla redazione di un piano industriale. Ci chiediamo, a questo punto, se tutti i soggetti coinvolti nella vicenda ATM non dovrebbero fare un favore alla città e andare a svolgere le loro professioni altrove. I fatti – concludono Lasagni e Colosi – ci hanno dato ragione (così come alcuni consiglieri avevano fatto ponendo come conditio sine qua non della liquididazione la previa costituzione della nuova azienda) e nonostante le dichiarazioni di intenti, l’ATM è rimasta nel limbo, sospesa nel nulla e con sulla testa la spada di Damocle della liquidazione. Un dramma per 600 famiglie. Un grosso problema per migliaia e migliaia di cittadini, privati del loro diritto alla mobilità in una congiuntura economica in cui anche utilizzare il mezzo proprio è un lusso per pochi. Una vicenda questa sulla quale a questo punto, dovrebbe intervenire la magistratura.”