In Piermario Morosini, il giovane calciatore morto in campo la cui storia ha commosso l’Italia, "c’era senso cristiano e un aggancio profondo e vero alla sua comunità, alla sua gente: era un cattolico semplice, un uomo buono, uno che crede in Gesù Cristo, e che, magari, ama una canzone di Ligabue o dei Beatles tanto quanto una bella predica in chiesa (o una confessione) che tocca il cuore, mette in moto i pensieri e scomoda la vita". Lo scrive il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, che polemizza garbatamente con quanto scritto da Antonio Socci che su Libero aveva criticato la musica profana scelta per il rito esequiale dedicato a "questo giovane e sfortunato calciatore. Ad Antonio vorrei dire fraternamente – scrive Tarquinio – che chi sa della vita, del dolore, dell’amicizia e della fede come lui sa, sa anche che ‘un’eccezione alla regola’, fatta per puro amore e puro dolore non è uno scandalo e che senza l’amore siamo solo cembali che risuonano". Sui temi della fede, il quotidiano della Cei risponde anche a Vito Mancuso, ex sacerdote e oggi gettonatissimo teologo che per far fronte alla crisi della Chiesa ha, scrive il filosofo Francesco D’Agostino, "una sua ricetta, molto drastica: abolire il celibato sacerdotale, aprire al cardinalato femminile, riformulare la morale sessuale, rinnovare la disciplina dei sacramenti".