‘La Festa della Liberazione è bella e importante e preziosa perchè ci ricorda che la libertà non è mai data per sempre, acquisita, come un bene che si possiede. Ma è liberazione, un work in progress che non ha mai fine, una conquista continua, una costruzione senza sosta, un amore che desidera essere sedotto e cantato e accarezzato senza che mai possiamo assopirci’. Cosi’ il quotidiano della Cei, Avvenire, ricorda in una editoriale la Festa della Liberazione sottolineando che ‘la libertà è partecipazione, eccome. E’ un privilegio per chi ama condividere la propria ‘conquista’. Per chi sa che mai sarà libero, lui, finche’ non saranno liberi tutti, ma proprio tutti. Liberazione globale. Quanto vale per noi la liberta’? – chiede il giornale dei vescovi italiani – La nostra, e quella altrui? A volte sorge il dubbio che soltanto chi è vissuto in schiavitù sappia, e possa, desiderare e apprezzare e gustare pienamente il sapore della libertà, fino a inebriarsene. E non è il caso degli italiani che abbiano meno di 70 anni. Può dunque accadere che quanto hai sempre avuto a portata di mano, facile, senza sforzo, appaia privo di valore. Quanto vale per noi la libertà?’. Oggi, 25 aprile, Festa della Liberazione, prosegue Avvenire, ‘vale la pena ricorrere alla sana cultura popolare e alla sua saggezza. Giorgio Gaber, ‘popolare’ nel senso nobile, non accademico nè erudito, capace di far sorridere e pensare, un alchimista dell’intrattenimento alto, che mai finiremo di ringraziare e rimpiangere, ci aiuta con una sua canzone di cui tutti ricordano il titolo e il refrain’.