L’amnistia da sola non è in grado di risolvere i problemi del sistema penitenziario italiano. Serve piuttosto un complessivo ripensamento del sistema dell’esecuzione della pena in Italia, altrimenti l’aministia risulterà inefficace come lo fu l’indulto del 2006. E’ quanto sostiene Donato Capece, segretario generale del Sappe, che spiega: "L`emergenza carceri è sotto gli occhi di tutti e servono strategie di intervento concrete. Non crediamo che l`amnistia, da sola, possa essere il provvedimento in grado di porre soluzione alle criticità del settore. Quel che serve sono vere riforme strutturali sull’esecuzione della pena: riforme che non vennero fatte con l`indulto del 2006, che si rileverò un provvedimento tampone inefficace".
I poliziotti e le poliziotte penitenziarie nel solo 2011 sono intervenuti tempestivamente in carcere salvando la vita ai 1.003 detenuti che hanno tentato di suicidarsi ed impedendo che i 5.639 atti di autolesionismo posti in essere da altrettanti ristretti potessero degenerare ed ulteriori avere gravi conseguenze. Hanno fronteggiato oltre 730 episodi di aggressione e circa 3.500 colluttazioni. "Facciamo dunque nostra – aggiunge Capece – l`impietosa osservazione fatta nei giorni scorsi dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha anche sottolineato con forza come ciò sia dovuto al peso gravemente negativo di oscillanti e incerte scelte politiche e legislative, tra tendenziali depenalizzazione e depenitenziarizzazione e ciclica ripenalizzazione, con un crescente ricorso alla custodia cautelare, abnorme estensione della carcerazione preventiva".