Inps: 50% pensioni sotto 1.000 euro. I partiti: meno tasse

Le pensioni degli italiani sono basse. Lo certificano Inps e Istat. L’argomento trova ampio spazio sui giornali che pure riportano delle pressioni dei partiti su Monti affinchè allenti la morsa del fisco e metta lo sviluppo al centro della sua azione di governo

"Quasi la metà dei pensionati italiani – riporta LA REPUBBLICA – vive con meno di mille euro al mese. Si tratta di 7,6 milioni di persone (per il 55% donne) costrette a spaccare il centesimo, a partire dalla sempre più magra spesa quotidiana. E non di rado a fare da "cassa integrazione" per i figli espulsi dal mercato del lavoro. La fotografia, restituita da Istat e Inps, si riferisce al 2010. Al riparo dunque dagli effetti della riforma Fornero e della rivalutazione negata agli assegni sopra i 1.400 euro (lordi), decisa dal Salva-Italia per quest´anno e il prossimo. Ma altrettanto allarmante. L´IMU E L´INCUBO FINE MESE – L´Imu ora complica il quadro e preoccupa molto i piu’ anziani che non sanno quanto e come pagare. Mentre il capitolo salute e’ appeso alla speranza di limitare i controlli alla routine.
Risparmi: zero. Si taglia su tutto: spostamenti, telefono, abiti, scarpe e sempre piu’ anche sul cibo. <<Una situazione drammatica, se i nostri pensionati sono costretti a sacrificarsi a tavola>>, commenta Rosario Trefiletti, presidente di Federconsumatori. Secondo un´altra simulazione curata dal Codacons, riservare almeno 20 euro al mese per i regali ai nipotini comporta tirare sulle spese per la casa (massimo 10 euro), gli acquisiti di riviste, libri e fiori (al piu’ 24 euro), non cenare mai fuori casa, spendere solo 34 euro per vestiti e calzature e limitare a 70 euro gli esborsi per medicine e analisi. IL QUADRO TOTALE – Nel 2010 in Italia sono state erogate 23,8 milioni di prestazioni a 16,7 milioni di pensionati. E questo perche’ un terzo riceve piu’ di un assegno (di solito i titolari di pensioni sociali, invalidita’ civili, indennita’ varie). In media un pensionato italiano percepisce 15.471 euro (lordi) all´anno. Peggio le donne che, pur essendo piu’ della meta’ dei ritirati totali (53%), incassano il 70 per cento di quanto riservato agli uomini: 12.840 euro in media, contro 18.435. La meta’ dei pensionati vive al Nord (dove si concentrano molti beneficiari di assegni di vecchiaia), circa un terzo al Sud (dove invece prevalgono i titolari di invalidita’ o pensioni sociali), un quinto al Centro. NON SOLO ANZIANI -Sette pensionati su dieci hanno piu’ di 64 anni, ma un quarto e’ tra i 40 e i 64 anni e il 3,5 per cento sotto i 40. Il 42 per cento degli uomini incassa piu’ di 1.500 euro al mese contro un quinto appena delle donne (il resto, l´80 per cento, e’ sotto quella cifra, piu’ della meta’ e’ sotto i mille euro).
I pensionati "d´oro" sopra i 2 mila euro al mese sono 2,8 milioni. Molti in un Paese che conta 71 pensionati ogni 100 occupati (erano 74 dieci anni fa)".

Se le pensioni sembrano basse oggi, per le nuove generazioni andrà molto peggio. Lo si legge sul CORRIERE DELLA SERA "Le statistiche vanno guardate da più punti di vista, anche i 7,6 milioni di pensionati che ricevono al mese meno di mille euro, perchè il rischio è una ‘rappresentazione parziale della realtà. Ne è convinto Alberto Brambilla, docente di Gestione delle forme previdenziali pubbliche e complementari dell’Universita’ Cattolica di Milano: ‘Su 23 milioni di prestazioni erogate circa 7 milioni sono correlate ai redditi’. Cosa significa? ‘Vuol dire che sono pensioni sostenute dallo Stato ú spiega ú mediante integrazione al minimo o con le cosiddette maggiorazioni sociali. Ci sono persone sfortunate che nella vita lavorativa non sono riuscite a mettere da parte nemmeno 15 anni di contribuzione normale, necessari per l’assegno minimo. In Europa la media di chi non ha versato contributi e’ pari al 5-6% del totale, in Italia e’ circa il 30% delle pensioni in erogazione’. E poi bisogna tenere conto dell’evasione fiscale: ‘Su 41 milioni di contribuenti, i primi 13,5 milioni dichiarano zero e i successivi 14,5 milioni fino a 15 mila euro: queste persone come vivono? Se non pagano tasse ne’ contributi come faranno ad avere la pensione? ‘. Le nuove generazioni, poi, non avranno protezioni: ‘I giovani che hanno cominciato a lavorare nel ’96, con la riforma Dini, se non verseranno sufficienti contributi non godranno ne’ di maggiorazioni sociali ne’ di integrazioni al minimo’".

La politica, intanto, chiede a Monti di fare in Italia quello che vuole fare in Europa: mano austerity e piu’ sviluppo. "Cinque pagine firmate in calce dai tre capigruppo della maggioranza, al Senato come alla Camera. Una lunga risoluzione – riporta LA STAMPA – il cui senso e’ in una frase: ‘Da questo momento in avanti la priorita’ dell’azione del governo e del parlamento non puo’ essere che la crescita dell’economia nazionale, da perseguire con assoluta determinazione sia a livello interno che dell’Unione europea’. Nelle ore in cui Monti da Bruxelles lancia l’offensiva europea, Camera e Senato approvano un documento che cambia il segno politico del documento di economia e finanza. ‘La coincidenza non e’ casuale’, ammette uno degli estensori. Di qui a dieci giorni la Francia decide del suo futuro, ma da quel voto passa anche il destino delle scelte europee. La risoluzione votata a larga maggioranza da Camera e Senato e’ un segnale all’Europa, alla Germania di Angela Merkel, ma anche un messaggio allo stesso governo. Ciascuna delle anime della maggioranza ABC puo’ vederci quel che trova piu’ utile: ‘Il decollo di una nuova fase della politica economica del governo e’ anche una delle condizioni per la sua durata’, avverte il numero uno dei deputati Pdl Cicchitto. Ieri mattina i contatti per mettere a punto il testo definitivo della risoluzione sono stati fitti. La maggioranza avrebbe voluto un’indicazione precisa di quanto destinare alla crescita (si parlava di 8-9 miliardi), il Tesoro ha chiesto di soprassedere per evitare di mandare messaggi ambigui ai mercati: una formulazione specifica avrebbe significato di fatto chiedere di sforare dagli obiettivi di rigore fissati in Europa. Una scelta pericolosa, alla luce di un documento che gia’ – seppur per qualche decimale rinvia di un anno la previsione del deficit zero. Il testo si limita a chiedere ‘di valutare la possibilita’ di utilizzare le risorse, eccedenti rispetto all’obiettivo del pareggio del bilancio’ a sostegno ‘degli obiettivi della strategia 2020′. Ma quelle risorse – e questa e’ una novita’ rilevante tanto a destra quanto a sinistra – si chiede di trovarle non solo dall’azione di contrasto all’evasione ed elusione fiscale’, ma anche da una riduzione di spesa pubblica. Dalla ‘introduzione dei costi standard nella sanita’, dall’avvio di una ‘sistematica attivita’ di revisione della spesa pubblica’ (la famigerata ‘spending review’), dall’avvio di un percorso volto all’abbattimento della spesa pubblica’. Una volta racimolate le risorse, la priorita’ e’ ‘la riduzione della pressione fiscale sui redditi da lavoro e impresa’. In sintesi: la maggioranza ha votato si’ ad un documento che chiede al governo meno spese, meno Stato, meno tasse".