
La responsabilità civile diretta dei magistrati è una ipotesi impraticabile. Non sono solo le toghe a dirlo, ma dal convegno nel quale l’Anm ha messo insieme esponenti politici, rappresentanti delle alte magistrature, giuristi e avvocati, è emersa una bocciatura netta dell’emendamento Pini, che quella norma ha inserito nella legge comunitaria passata alla Camera e attualmente all’esame del Senato.
Rodolfo Sabelli, leader del sindacato delle toghe, ha lanciato un appello al Governo perché dia ascolto alle richieste della categoria: "Il nostro auspicio – ha detto – è quello di una posizione del Governo che venga incontro alle aspettative della magistratura associata, nel senso del rispetto dei principi da noi indicati a difesa dell’indipendenza e dell’autonomia". Non si tratta, ha precisato il vicepresidente del Csm Michele Vietti, di una difesa corporativa: "E’ in gioco l’interesse del cittadino ad avere un giudice sereno e non condizionato. La responsabilità diretta non sarebbe un dispetto fatto ai giudici, sarebbe un dissestare l’intero sistema giudiziario italiano".
Assente Gaetano Pecorella, è venuto a mancare il previsto contributo di un esponente del Pdl, che forse avrebbe potuto chiarire quali sono i margini di un compromesso possibile sul tema. Anna Finocchiaro (Pd) ha invitato a "levare di mezzo questo orrore ed errore dell’articolo 25 (della Comunitaria, ndr)", ricordando che nel corso delle audizioni al Senato c’è stata "una valutazione sfavorevole unanime". "Noi chiederemo lo stralcio di questa norma – ha annunciato Gianpiero D’Alia dell’Udc – non possiamo costruire un sistema giuridico nel quale non si capisce chi è il controllore e chi è il controllato".
Drastica la bocciatura della norma in discussione da parte del primo presidente della Cassazione Ernesto Lupo, che l’ha definita "una commedia degli equivoci" e pensa sia stata scritta "da gente che non ha studiato il diritto". Per Paolo Berruti del Consiglio nazionale forense la responsabilità diretta "può determinare la corsa ad aggredire il magistrato che invece deve rimanere sereno". Mentre Maurizio de Tilla dell’Oua teme "intimidazioni" a danno dei giudici. Secondo l’ex presidente della Corte costituzionale Giovanni Maria Flick, però, "va un po’ ripensato il mito della creatività nell’interpretazione" e l’occasione offerta dalla procedura comunitaria per le violazioni del diritto Ue "è troppo preziosa per sprecarla".
Molti interventi hanno aperto, comunque, alla possibilità di una riforma della legge 117/88 che regola la responsabilità civile delle toghe. Il presidente della Corte dei Conti Luigi Giampaolino ha proposto di riportare il sistema della rivalsa dello Stato sui magistrati sotto il regime ordinario: "una volta che è stata stabilità la responsabilità dello Stato si potrebbe prevedere l’obbligo di comunicazione alla Procura generale della Corte dei Conti che azionerà, come accade per altri funzionari dello Stato, il giudizio di responsabilità".