
E’ stallo nel Pdl dopo la sconfitta elettorale. Saltato il vertice a palazzo Grazioli, Berlusconi tentato dall’ipotesi azzeramento dell’attuale stato maggiore. Duro l’affondo dell’ex presidente del Senato, Marcello Pera, che dalle pagine del CORRIERE DELLA SERA attacca: "Il Cavaliere e’ un leader finito, serve un esterno". Non risparmia frecciate neanche l’ex ministro dello Sviluppo economico, Cluadio Scajola, che in un’intervista alla REPUBBLICA esorta ad azzerare tutto senza perdere tempo e, per il segretario Angelino Alfano, adombra la possibilita’ di un cambio di ruolo. Scettico sulla possibilità di ricostituire un centrodestra competitivo e’ Italo Bocchino (Fli), a meno che – spiega sulla STAMPA – scendesse in campo "un nuovo federatore" esterno agli attuali partiti. E fa il nome di Luca Cordero di Montezemolo. Ancora il CORRIERE DELLA SERA parla della "tentazione del Pdl: una lista civica nazionale con lo ‘spirito del ’94’". IL GIORNALE sottolinea che "se da una parte c’è la consapevolezza che il partito debba essere rifondato, dall’altra l’impressione di tutti e’ che ‘il progetto’, per dirla con Luis Enrique, sia ancora in alto mare. Sintesi di Andrea Ronchi: ‘O si riparte da zero oppure non ci salva neanche Padre Pio in carrozzella’. Il punto, pero’, resta la ricetta. Perche’ nonostante Angelino Alfano ribadisca che ‘presto’ sara’ annunciata ‘una novita’, la sensazione di tutti e’ che le idee siano piuttosto confuse. E soprattutto non convergenti.
Silvio Berlusconi, infatti, pare continui a valutare molto seriamente la tesi dello ‘spacchettamento’ del Pdl in diversi rivoli destinati poi a ‘federarsi’, forse anche piu’ dei quattro inizialmente teorizzati se adesso si parla anche di una lista a vocazione cattolica (dove potrebbe convergere Maurizio Lupi), una di fedelissimi del Cav (in ascesa l’ipotesi si possa chiamare Noi Italia), una animalista (guidata da Michela Brambilla) e pure altre liste civiche.
Pare, ad esempio, che Berlusconi sia rimasto molto colpito dall’attivismo del trentenne candidato sindaco di Monza Paolo Piffer che con le sue PrimaveraMonza e CambiaMonza ha raccolto al primo turno il 5 per cento. Colpito al punto da alzare il telefono e invitarlo ad Arcore per cercare di capire le ragioni di un simile risultato e il linguaggio utilizzato dalle nuove generazioni. Piffer e’ stato anche portato a fare una visita a Villa Gernetto per poi chiamare Alfano al telefono e dirgli: ‘Angelino, c’e’ qui un ragazzo che dice che non capisco niente di politica!’. Un Cavaliere, insomma, che guarda alle ragioni dell’antipolitica e al mondo che cambia, che vorrebbe cercare di capirlo e intercettarlo. Discorso simile, d’altra parte,vale per il Movimento 5 stelle che Berlusconi sta seguendo con attenzione e che i sondaggi, su scala nazionale, darebbero addirittura sopra a un Pdl che sarebbe oggi terzo partito. Tutti segnali, insomma, di un Berlusconi che non sembra sulla stessa lunghezza d’onda del suo gruppo dirigente (à)".
La REPUBBLICA parla di un Berlusconi dall’umore nero, "intenzionato a fare piazza pulita della classe dirigente. Le facce che vanno in tv ‘non funzionano piu’, si lamenta. Un direttorio affianchera’ il segretario. Ne dovrebbero far parte Lupi, Gelmini, Fitto, Frattini, Meloni, Calabria, tra gli altri. Volti giovani. Per una mezza rivoluzione che il Cavaliere vorrebbe radicale, affascinato com’e’ dall’exploit di Beppe Grillo. Ma sa di avere le mani legate. Il progetto della ‘costituente dei moderati’ non sortisce i risultati sperati. Sulla cartellina ci sono gia’ due nomi per il lancio: ‘Uniti per l’Italia’ e ‘Si-Amo l’Italia’. Ma il ‘predellino’ viene rinviato ormai di settimana in settimana. Ora si parla della prossima. Il fatto e’ che Casini, senza un passo indietro ‘vero’ di Berlusconi, non ci sta. Tanto meno Montezemolo. Sul sito di Italia Futura ieri campeggiava questa frase: ‘Nel Nord il malcontento verso Lega e Pdl si rifugia nell’astensione, il Pd non riesce ad andare oltre i propri confini. Proprio come nel ’93’. Il presidente della Ferrari ha sondato il suo gradimento ricavandone un 24 per cento se corresse da solo, il 5 se coinvolto in uno degli schieramenti attuali. Berlusconi di contro e’ preoccupato dai suoi, di sondaggi. Che inchiodano il Pdl al 18-19 per cento in caduta verso il 15, ma destinato a lievitare fino al 24 se a guidarlo tornasse lui. Nasce da qui la tentazione delle ultime ore. ‘Non basta cambiare il nome: qua non serve una pittata, cambiare colore della casa, Berlusconi scenda in campo in prima persona’ invoca Daniela Santanche’. Non e’ la sola. In Transatlantico dirigenti e semplici peones non credono nemmeno piu’ alla ‘grande svolta’ in arrivo. Lo stesso Alfano ora e’ cauto. ‘Vogliamo far diventare un’unica squadra l’ampia area dei moderati’, ripete, ma precisando che occorre tempo. Il segretario si sente sotto assedio. E ormai non piu’ solo dalla frangia degli ex An. Le riunioni si moltiplicano. In quella di ieri mattina con La Russa e Ronchi c’erano anche gli ex forzisti Brunetta e Paolo Romani. Sabato a Pavia, su iniziativa del sindaco trentaduenne Alessandro Cattaneo, si terra’ la convention dei giovani che chiedono innovazione, legalita’, ‘idee e facce nuove’: sono quelli di ‘Formattiamo il Pdl’. A Bologna, nelle stesse ore, si sono dati appuntamento i ‘rottamatori’ pidiellini da tutto il centronord, tra i quali l’unico consigliere regionale della Lombardia ancora immune da avvisi di garanzia, Vittorio Pesato. Titolo: ‘Fuori’, un invito ai dirigenti a uscire dal palazzo. Le truppe sono confuse, spaesate. E soprattutto sfiduciate. ‘Alfano da adesso all’estate deve dare una svolta profonda – dice il sindaco di Roma Gianni Alemanno – ci vuole la convocazione del congresso, il cambio del nome e una nuova classe dirigente’. Altri sono ancora piu’ schietti. ‘Se neghiamo la scoppola, se non ne comprendiamo la portata, rischiamo di scomparire’ attacca la pasionaria Isabella Bertolini. ‘E’ stata una debacle, elettori delusi e troppi inquisiti nel centrodestra’ sentenzia a sorpresa Gaetano Pecorella. E il sostegno al governo Monti, taglia corto Giuliano Cazzola, ‘non c’entra’. Invece e’ proprio quella la causa, secondo Matteoli e gli ex An, pronti a ricompattarsi e fare da soli se tutto dovesse saltare. ‘Basta coi moderati’ twitta Giorgia Meloni. E secondo Adolfo Urso serve ‘una vera forza gollista’. Ognuno dice la sua, ognuno per la sua strada, in un clima da si salvi chi può".