Arriva Squinzi e chiede un Paese normale. La “sfida Nord”

Il neo presidente di Confindustria Giorgio Squinzi chiede al governo "un Paese normale". "La premessa – scrive IL SOLE 24 ORE che riporta l’intervento il suo intervento davanti all’assemblea di Confindustria – , resa immediatamente esplicita, è che per lui la presidenza di Confindustria è una ‘missione, al servizio delle imprese e quindi del Paese’. E questo impegno deriva da una convinzione ‘forte, anzi fortissima’: e cioè che ‘la bassa crescita dell’Italia è determinata soprattutto dalla difficoltà di fare impresa nel nostro Paese’. Giorgio Squinzi è al suo esordio pubblico come numero uno di Confindustria e nelle 39 pagine di relazione indica la rotta della confederazione che guiderà per i prossimi quattro anni: rimuovere queste difficolta’. ‘Fare l’imprenditore in Italia non è mai stato un mestiere facile. Oggi è diventata una sfida temeraria’. Ecco perchè il suo primo compito – il ‘nostro’ compito, dice il neo presidente riferendosi ai colleghi – è avere l’ossessione della crescita’ e ‘restituire fiducia’. Il pressing a Governo e Parlamento e’ sulle ‘quattro urgenze assolute’: la riforma della Pa e la semplificazione normativa, che il neo-presidente chiama la ‘madre di tutte le riforme’, i pagamenti della Pa, tagli alla spesa pubblica per ridurre la pressione fiscale e rilanciare i consumi, il credito alle imprese. ‘E’ una questione di sopravvivenza’, scandisce tra gli applausi, chiedendo al Governo di aprire un confronto per una ‘nuova politica industriale’ per la crescita. Con un rammarico, pero’: la riforma del mercato del lavoro: ‘Meno utile alla competitivita’ del Paese e delle imprese di quanto avremmo voluto. Modifica il sistema, ma non sempre in modo convincente’. ‘Non chiediamo favori o privilegi’. Il neo-presidente lo sottolinea. ‘Chiediamo di poter lavorare in un Paese meno difficile e inospitale; l’Italia e’ fatta di imprese speciali che hanno bisogno di un Paese normale’. E quindi con un’amministrazione normale, trasparente e imparziale’, dove siano ‘i migliori a vincere, non i piu’ furbi’. Applaude la platea, anche quando Squinzi afferma: ‘Non possiamo piu’ accettare che le imprese falliscano perche’ devono versare le tasse per forniture fatte allo Stato e che lo Stato non ha pagato’. Lo Stato deve accelerare i pagamenti, le banche devono attuare gli accordi firmati dopo i decreti del Governo: ‘Le banche devono attuare la moratoria, dare liquidita’ alle imprese, bisogna utilizzare le grandi potenzialita’ della Cassa depositi e prestiti’.
Anche perche’ ‘la carenza e i costi del credito sono il nodo piu’ urgente da sciogliere, perche’ sta soffocando il tessuto produttivo’. Per questo alle banche e allo Stato il neo presidente di Confindustria chiede uno ‘sforzo aggiuntivo’.
Come lo chiede sulla spending review e sui tagli alla spesa pubblica. L’applauso e’ piu’ che convinto quando afferma che ‘gli italiani stanno sopportando grandi sacrifici e non capiscono perche’ l’azienda Stato non possa risparmiare’. Tagliare la spesa pubblica per ridurre le tasse: ‘Bisogna invertire la rotta, c’e’ urgente bisogno di riformare il fisco’, ha detto Squinzi, dicendo che il total tax rate su un’impresa-tipo e’ al 68,5% e sollecitando anche un sistema fiscale ‘stabile’. Non con regole che ‘cambiano ogni mese’, facendo vivere le imprese nell’incertezza. Bisogna andare avanti con la lotta all’evasione fiscale e Squinzi ha condannato ‘qualsiasi violenza e intimidazione’ verso i funzionari dello Stato, pur affermando che ‘spesso verifiche e accertamenti si basano su teoremi sprovvisti di solido ancoraggio legislativo’. Quattro urgenze, che non esauriscono il ‘grande tema’ di una politica industriale per la crescita" In un retroscena LA STAMPA spiega che una delle prime sfide per Squinzi e’ "ricucire il rapporto con il Nord". "Un lombardo di poche parole. Servira’ tutta la concretezza della sua terra, a Giorgio Squinzi, per ridare la bussola ad una Confindustria spaccatasi sul duello invernale con Alberto Bombassei. Rilanciare un’associazione squassata da un triennio di recessione, l’uscita di Fiat, le crisi aziendali, i problemi al Sole 24Ore, la rottura finale col governo Berlusconi dopo la luna di miele e il grande peso interno assunto dagli ex monopolisti pubblici, sara’ una sfida enorme. Mister Mapei ha dalla sua che e’ un veterano di viale dell’Astronomia: ha guidato Federchimica ed e’ stato vicepresidente per l’innovazione e alla guida del comitato tecnico con delega all’Europa. Un’esperienza che servira’ per contribuire a riavviare la crescita, tagliare le tasse, sburocratizzare il Paese (il suo pallino) e spingere gli associati al salto dimensionale per internazionalizzarsi. Un mandato difficile che Squinzi affrontera’ con una squadra che somiglia ad un ‘Marcegaglia bis’. L’uomo forte sara’ Aurelio Regina, il capo degli industriali romani, che tornano dunque centrali in una fase in cui Corrado Passera accorpa al ministero dello Sviluppo potere e leva finanziaria, spostando da Milano il baricentro dell’economia reale. Le Relazioni industriali vanno a Stefano Dolcetta, vicino al presidente di Federmeccanica Pierluigi Ceccardi, quindi a Marcegaglia. Che in questi mesi e’ sempre stata a fianco di Squinzi. In cambio si aspetta la presidenza del Sole24 Ore, ma non subito. Il cda del quotidiano scade l’anno prossimo, un blitz non sembra nelle cose. Altri vicepresidenti (in totale sono 11!) in continuita’ sono Aldo Bonomi (Reti d’impresa), Ivan Lo Bello (Education), Paolo Zegna (Internazionalizzazione) e, di diritto, Enzo Boccia (presidente della Piccola Industria) e Jacopo Morelli (presidente dei Giovani). Uno dei primi nodi sara’ il rapporto con l’industria privata del Nord: la ‘grande’ lombardo-piemontese e la ‘piccola’ nordestina che avevano puntato sullo sfidante Bombassei. Altra spina la gestione dei rapporti sindacali. Il neopresidente non e’ certo un pasdaran dell’art. 18, anzi, da sempre ha buoni rapporti con la Cgil. Nel comparto chimico il costo del lavoro non e’ la voce piu’ cospicua, gli accordi si firmano. Ma sul dialogo incombe il suo nuovo ruolo di capo di tutta la Confindustria e il governo tecnico deciso a superare la stagione concertativa. Rodati e bipartisan, invece, i suoi legami politici. Da Silvio Berlusconi (tramite l’amico Confalonieri con cui divide la passione per il Milan, la musica lirica e la Scala) a Enrico Letta fino a Romano Prodi, a cui lo unisce l’amore per la bicicletta. Anche se molto del suo mandato dipendera’ dall’efficacia della riforma interna (la commissione sarà guidata da Carlo Pesenti). In un periodo in cui si tira la cinghia, anche Confindustria dovrà dimagrire (troppe le 100 associazioni territoriali che controllano giornali e tv locali, le 18 regionali e le 20 di settore, con decine di milioni spesi ogni anno in eventi e conferenze), reinventandosi un ruolo meno politico/lobbistico e piu’ di servizio ai suoi 150 mila iscritti".