Ichino: Serve coraggio di chiamare il terrorismo per nome

Usa l’ironia, Pietro Ichino, giuslavorista e senatore del Pd, oggetto di minacce in occasione della sentenza della corte d’assise d’appello di Milano alle ‘nuove Br’. Una sentenza che ha riconosciuto gli imputati colpevoli di associazione sovversiva, ma non di terrorismo, perché la Cassazione ha precedentemente stabilito per tale fattispecie penale è necessario dimostrare "il proposito di intimidire indiscriminatamente la popolazione, l’intenzione di esercitare cotrizione sui pubblici poteri", la "volontà di destabilizzare" o "distruggere gli assetti istituzionali del Paese".

"Dunque – è il commento di Ichino in una lettera al Corriere – progettare un attentato alla sede di un grande quotidiano nazionale e un agguato mirato a ferire o uccidere una persona qualsiasi, assunta quale ‘rappresentante del capitalismo’ (è l’accusa rivoltagli adalle nuove Br, ndr.), secondo questa nuova giurisprudenza, non è ‘terrorismo’. Resta da capire che cosa, allora, secondo la Corte di Cassazione, sia ‘terrorismo’".
Sempre ironicamente, Ichino, seguendo la logica della sentenza di Cassazione, depenna dalla tipologia del terrorismo l’attentato al dirigente dell’Ansaldo Roberto Adinolfi, a Genova, e la bomba di Brindisi.