L’equivoco politico a Messina balza agli occhi non appena ci si ferma cinque minuti a riflettere su che città consegnano agli elettori: povera, afflitta, disperata. Amministrare Palazzo Zanca è troppo impegnativo, ci vuole abilità, idee, coraggio. Talenti che con tutta la nostra generosità non riscontriamo in questa classe dirigente. D’accordo i Buzzanca, i Garofalo, gli Stagno, i Nania si sentono immortali e non lo sono. Devono farsene una ragione: è così da sempre, lo pensavano pure i Capria, gli Astone, i Leanza… Il compito degli elettori è permettergli di invecchiare… altrove che non sia un Palazzo istituzionale. Gestire il Comune non è compito per mestieranti né per ragionieri creativi: ci vuole una classe politica che sconvolga i vecchi schemi tattici, al punto di lasciare un segno indelebile. Ecco perché non si possono consegnare le chiavi di Messina a un personaggio qualunque. Le parole che dicono e i commenti che azzardano sono pesanti e vanno soppesati come pietre. Basta con politici venditori di fumo che pensano di poter imbrogliare la gente grazie alle regalie concesse ai comunicatori del SISTEMA/ LOBBY DELLO STRETTO. Palazzo Zanca e le sue società miste sono affondate sotto i colpi dei debiti ma anche sotto quelli inferti dalle bizzarre osservazioni sul futuro della città. Ripetiamo una volta di più: lo sanno, ma non sembrano preoccupati quando concedono il nulla osta per nuovi centri commerciali in luoghi ampiamente saturi; oppure calano la testa per cementificare dove il buon senso dovrebbe far dire di No! Mentre Messina cala a picco, le priorità della politica sembrano altre e certamente non lodevoli. Archiviata l’era Prima repubblica la Seconda e la Terza non brillano di gemme, tranne per quelle nefandezze che ogni tanto escono fuori dal pentolone Giustizia magari perché la corda è stata tirata oltre ogni resistenza. Qualcosa del genere era già successo con il CASO MESSINA salvo poi, in un periodo successivo, a elogiare spudoratamente il gioco alla messinese della Politica, al limite della credibilità della stessa magistratura. Qui non è in discussione la bravura di Buzzanca o Garofalo nel decifrare la città; se mai è in discussione il ruolo anche per colpa del Pd. L’opposizione fuori servizio che commenta le gesta della maggioranza genera sempre equivoci: nel calderone del SISTEMA tutto fa brodo e così persino uno bravo, se vuole restare in gioco, si deve limitare a commenti che non gli impediscano comunque di rientrare nel giro; come poi è accaduto puntualmente in questi anni con richiamate strategiche nei sottogoverni cittadini. Al di là delle furbate degli Scurria, dei Curcio o dei Capurro quello che più manca a questa politica è la chiarezza e il senso di appartenenza: non si può essere comunisti la mattina, democristiani a pranzo e fascisti al chiaro di luna. La politica è troppo importante per una città a rischio dissesto come Messina, bisogna preservarla da ogni controversia, permetterle di essere sempre fedele a valori e simboli. Solo così la politica è utile ai cittadini e pronta in ogni situazione critica.