Nei suoi anni trascorsi nel basket Pippo Sidoti ha vinto e perso ma è rimasto sempre lo stesso: un uomo. Una persona con tanta dignità in cui il verbo è la squadra. Con Sidoti non esiste l’one man show. Non può fare tutto un solo giocatore, sebbene grande, non può battere una squadra, compatta, unita, decisa. Lo spettacolo è la sinfonia di un sistema di gioco. Ignoriamo perché un coach che fa – spesso – le nozze con i fichi secchi e porta, ciononostante, a termine con successo il compito a lui affidato, sia oscurato dai media. Quasi non si volesse dare merito alla bravura per non vederlo seduto su panchine prestigiose. Non a caso chi è stato pilotato verso società di grido dalla combriccola del cesto, anche se ha poi miseramente fallito (costi e risultati) non paga mai dazio. Né resta fermo. Se ciò fosse vero significherebbe che quei presidenti oggi delusi dai disastrosi risultati maturati sul campo sarebbero stati saccheggiati da procuratori e teleimbonitori. Tanto per essere precisi, Sidoti in questa stagione cestistica al Cus Messina, partendo da zero, ha quasi vinto tutto quello che c’era da vincere (Coppa Sicilia, il torneo di C2 e la medaglia d’argento ai campionati universitari e persino la sfida nelle selezione delle stelle della C2)… Se ci passate il paragone con i pronostici di inizio stagione si può affermare, senza essere smentiti, che fatte le dovute proporzioni il Cus Messina ha fatto meglio di Barcellona e Capo d’Orlando che pur spendendo moltissimo hanno raccolto mosche. Sidoti ha vinto tutto o quasi quello che era nelle sue possibilità tranne il premio Donia, quale miglior tecnico. Direte: sicuramente il premio è stato dato a qualcuno che ha fatto meglio… promozione, scudetto, eurolega… Con tutto il rispetto per chi lo ha avuto assegnato (Ciccio Anselmo – Amatori Messina) non crediamo sia normale dare un riconoscimento a chi non ha vinto nulla (quarta posizione in un campionato in cui le formazioni degne di questo nome erano due, Trapani e Acireale) ed è uscito nel campionato di C1 al primo turno dei play off. E allora dove ricercare le ragioni? Bah. Forse Sidoti – per il fatto di non essere sponsorizzato dai media né dai procuratori – non sta simpatico ai d-istruttori del basket – ipotesi molto veritiera – e in questa categoria vanno certamente inseriti anche coloro che disinformano, ovvero quelle pennette a cui interessa segnalare amici per incarichi futuri piuttosto che raccontare la realtà delle cose. Infatti in questi giochi ci si premia a vicenda: tu sei bravo e io che lo comunico bravissimo. Una targa a me e una statuetta a te. Una panchina a te e una fetta di torta a me… roba da fumetti, per un popolino di egoisti. Invece con Sidoti, conta il gruppo. Quando lo sia crea, si diventa imbattibili: rispetto tutti, ma voglio rispetto! E invece nulla di tutto questo gli è stato riconosciuto. Sono le vendette dei mediocri che oscurano i meriti dei protagonisti, per azzerare le possibilità di una panchina prestigiosa, fuori e dentro il campo di gara, qualsiasi esso sia stato. Inevitabile l’abbinamento con il fallimento dei progetti come accaduto questa stagione a Barcellona e Capo d’Orlando, tanto per non fare nomi. Male che vada se non una panchina d’oro c’è sempre una sgabello come opinionista-polemista. Non preoccupatevi, però, Pippo Sidoti vive bene lo stesso. E il suo orgoglio tra noi è la notizia migliore da regalare ai lettori. Complimenti coach.