LA CORRUZIONE PRIVATA CONTRIBUISCE AD AGGRAVARE LA CRISI

Egregio Direttore,

riallacciandomi a una mia precedente lettera a proposito della “CORRUZIONE PRIVATA” del 25/8/11, torno se me lo concede sull’argomento, avendo letto sull’Espresso di questa settimana un illuminante articolo dell’economista italo-americano Luigi Zingales dal titolo eloquente: “NON SI CRESE PERCHE’ SI RUBA”, che ribadisce gli stessi concetti con ulteriori precisazioni e approfondimenti. Siamo in DECRESCITA, e non c’è alcun accenno di miglioramento. PERCHE’ ? Perché non si investe più in Italia, perché si delocalizzano le industrie, perché manca la fiducia nel nostro Paese? La risposta è ovviamente complessa: i costi del lavoro e dell’energia troppo elevati, l’eccesso di burocrazia, il malfunzionamento dei trasporti, la lentezza e la vischiosità della Giustizia, le interferenze della criminalità organizzata, ma a questi va aggiunto il “cancro” della corruzione pubblica ma anche di quella privata, che deprime ogni sana iniziativa imprenditoriale e fa mancare la fiducia degli imprenditori sia nello Stato che nei propri dipendenti e manager. Chi non si fida non investe o non si ingrandisce, perché cerca di tener tutto sotto il suo personale controllo e delegare ad altri il meno possibile. E così anche i meccanismi di selezione meritocratica vengono meno, come nei partiti politici, fidandosi solo dei “fedelissimi” anche se incompetenti. Per questo la QUESTIONE MORALE è ORMAI DIVENTATA UNA QUESTIONE ECONOMICA e va risolta al più presto se vogliamo risalire dal pantano, è una questione non più dilazionabile che la Politica (Monti o i partiti) deve affrontare con urgenza se vuol salvare il Paese. Auguriamoci, insieme a Zingales, che la crisi economica porti a tutti buoni consigli prima che sia troppo tardi! (A proposito a che punto è il “decreto anticorruzione”?)

Giovanni Dotti