All’interno del Decreto sviluppo approvato dal Consiglio dei ministri sono previste alcune misure volte a velocizzare e a rendere più efficace la gestione della macchina della giustizia nella consapevolezza che "maggiore efficienza della giustizia significa maggiore crescita economica", come ha sottolineato il guardasigilli Paola Severino nel corso della conferenza stampa al termine del Cdm. Si parte dall’introduzione di un filtro per gli appelli in grado di valutare in via preliminare l’ammissibilita’ o meno dei ricorsi. Il ministro ha sottolineato che il governo si è "reso conto di quanto l’appello civile ingombri la durata dei processi: abbiamo anche visto che il 68 per cento degli appelli conferma la sentenza di primo grado. Abbiamo ritenuto che lì si dovesse incidere, lì occorresse affondare la pala". Severino ha puntualizzato: "Non cancelliamo l’appello civile, ma abbiamo creato un filtro, una valutazione previa di ammissibilità dell’appello. Sarà un giudice singolo a valutare se un appello è o meno palesemente inammissibile. Nel caso di palese ammissibilità l’appello non sarà celebrato". Se invece sarà ritenuto ammissibile "con tutte le garanzie verrà celebrato fino alla fine". Nel testo del Dl è presente anche la revisione della legge Pinto sugli indennizzi per l’eccessiva durata dei processi.
APPELLO, GIUSTIZIA CIVILE PIU’ VELOCE – Le norme approvate fanno parte di una serie di misure in materia di giustizia che il governo ha da tempo avviato per porre rimedio agli effetti negativi della lentezza della giustizia sull’economia, che Banca d’Italia ha stimato nella perdita di un punto di Pil all’anno. La norma e’ volta a migliorare l’efficienza delle impugnazioni sia di merito che di legittimita’, che allo stato rappresentano l’aspetto piu’ critico della giustizia italiana e che violano sistematicamente i tempi di ragionevole durata del processo civile. In particolare, quanto all’appello, la soluzione, ispirata ai modelli inglese e tedesco, non e’ quella di limitare l’impugnazione di merito ma di introdurre un filtro di inammissibilità incentrato su una prognosi di non ragionevole fondatezza del ricorso. A farla sarà lo stesso giudice dell’appello in via preliminare alla trattazione del ricorso. La dinamica processuale può essere così sintetizzata: in caso di prognosi negativa sulla fondatezza di merito dell’impugnazione, il giudice dichiara l’inammissibilità con ordinanza spogliandosi del gravame. Diversamente procede alla trattazione, senza adottare alcun provvedimento. In questo modo si selezioneranno le impugnazioni meritevoli di essere trattate in appello, tenendo conto del fatto che attualmente nel 68 per cento dei casi l’appello si conclude nei processi civili con la conferma del giudizio di primo grado. L’impatto atteso sarà una deflazione dei carichi di lavoro delle corti di appello e una conseguente riduzione dei tempi dei giudizi, con effetti positivi anche per il sistema economico e per le imprese che operano in Italia. Le norme modificano la disciplina dei procedimenti relativi alle domande di indennizzo per violazione del termine di durata ragionevole del processo civile e penale: sono previsti indennizzi predeterminati e calmierati (da 500 a 1500 per ogni anno di ritardo), termini di fase e complessivi prefissati (6 anni complessivi, di cui 3 per il primo grado, 2 per l’appello e 1 per la cassazione), nonchè cause di non indennizzabilità riconducibili alla condotta non diligente, dilatoria o abusiva della parte. L’obiettivo è non solo di razionalizzare il carico di lavoro che grava sulle corti di appello, ma anche di contenere gli oneri a carico della finanza pubblica, che nell’anno 2011 sono stati di oltre 200 milioni di euro. E’ stata approvata una modifica relativa al numero delle sedi della Scuola della magistratura. Attualmente il D. Lgs. n. 26/2006 impone l’apertura di tre sedi. La modifica consente invece di valutare, in un momento di difficoltà economica e in coerenza con i principi della spending review, la concentrazione in un’unica sede delle attività della Scuola.