IN GABON VA AL ROGO L’AVORIO ILLEGALE

Con una dura sferzata contro il bracconaggio e il commercio illegale di specie selvatiche, il Gabon ha bruciato oggi al rogo la riserva di avorio illegale detenuto dal governo: 4.825 chili, con 1.293 pezzi di avorio grezzo, per lo più zanne, e 17.730 pezzi di avorio lavorato, per un totale che corrisponde a circa 850 elefanti uccisi. Ad appiccare le fiamme, il presidente del Gabon Ali Bongo Ondimba, insieme a WWF e TRAFFIC, in un momento particolarmente critico per il bracconaggio in Africa Centrale, dove l’uccisione illegale di elefanti per l’avorio ha raggiunto livelli record.

Il WWF e il TRAFFIC hanno lavorato con il governo del Gabon per catalogare in maniera indipendente la riserva di avorio prima che fosse distrutta, garantendo che tutte le zanne fossero incluse e nessuna scivolasse nel commercio illegale.

“Il Gabon è per la tolleranza zero rispetto ai crimini contro le specie selvatiche e stiamo mettendo in campo le nostre leggi e le nostre istituzioni per garantire che questa politica sia rafforzata – ha detto il presidente del Gabon, Ali Bongo.

LA TESTIMONIANZA WWF SUL POSTO. “Il WWF, che si è impegnato anche in Italia per salvare il ‘Cuore Verde dell’Africa’ e che nei prossimi mesi lancerà una specifica campagna contro il commercio illegale di natura, sostiene la decisione del Gabon e vede questo gesto come un segnale concreto dell’impegno del Paese per sconfiggere i bracconaggio e il commercio illegale dell’avorio – ha detto Isabella Pratesi, Direttore delle Politiche di Conservazione Internazionali del WWF Italia che in questi giorni è in Gabon e ha assistito allo straordinario evento –. L’avorio di origine illegale o sconosciuta non può essere venduto legalmente a livello internazionale per motivi commerciali. Il Gabon ha agito in maniera lodevole decidendo di rendere il proprio avorio inutilizzabile.

“E’ stato emozionante e anche commovente partecipare a questo gesto di grande civiltà e di grandissimo valore per la conservazione degli elefanti nel cuore verde dell’Africa – continua Pratesi -. Tutti noi delegati del WWF giunti in Gabon da varie parti del mondo (oggi erano rappresentati 25 uffici WWF nel mondo, dal Giappone all’Olanda) non abbiamo potuto non pensare a quegli 850 elefanti massacrati ma anche ai numerosi guardiaparco che, sostenuti anche dal WWF, ogni giorno rischiano la vita per contrastare il commercio illegale dell’avorio. Questa è una battaglia degli Stati africani ma può essere vinta solo con l’appoggio di tutti i Paesi e di tutta la società civile”.

Secondo il rapporto diffuso settimana scorsa dalla CITES, l’organo delle Nazioni Unite che regola il commercio illegale di specie selvatiche, il 2011 è stato un anno record per il bracconaggio degli elefanti in Africa. Si stima che decine di migliaia di elefanti vengano uccisi ogni anno in Africa per le loro zanne, per soddisfare in particolare la richiesta dei mercati asiatici.

“Il commercio illegale dell’avorio è un problema di portata internazionale. Il Gabon, primo Paese in Centrafrica a distruggere pubblicamente il proprio avorio, è letteralmente assediato dalle bande di cacciatori illegali e da gruppi criminali che contrabbandano l’avorio verso l’Asia. Senza una forte reazione internazionale per fermare i crimini contro le specie selvatiche, e in particolare il contrabbando dell’avorio, le foreste del Gabon non vibreranno più del barrito degli elefanti di foresta – ha detto Lee White, segretario generale dell’Agenzia Parchi Nazionali del Gabon.

“Dobbiamo rompere la catena del commercio illegale dell’avorio e del commercio illegale in tutti i Paesi a vario titolo coinvolti, compresi i Paesi europei e l’Italia – ha detto Massimiliano Rocco, responsabile Specie, TRAFFIC e Foreste del WWF Italia – Questa volta la decisione è venuta dall’alto e deve essere di esempio. Molti ministri dell’Africa Centrale espongono fieramente pezzi di avorio lavorato nei loro uffici. Molti ufficiali del governo sono implicati nel traffico illecito dell’avorio. Tutto questo è alimentato anche da noi: in molti Paesi occidentali il commercio illegale dell’avorio è un fenomeno non ancora del tutto sconfitto. Dobbiamo lavorare tutti insieme affinchè tutto questo finisca”.

“Se non gestiti correttamente, gli stock di avorio detenuti dai governi rischiano di essere immessi nel commercio illegale. Proprio settimana la scorsa lo Zambia ha dichiarato smarriti 3 tonnellate di avorio detenuto dal governo e il Mozambico ha smarrito 1,1 tonnellate a febbraio – ha concluso Massimiliano Rocco del WWF Italia – “La decisione del Gabon di bruciare il proprio avorio toglie ai contrabbandieri ogni tentazione.”

I governi dell’Africa Centrale si sono riuniti per cercare modalità concrete di superare la crisi firmando un piano regionale per rinforzare il presidio legale e affrontare meglio il bracconaggio di elefanti e altre specie minacciate dal commercio illegale di natura. Per sostenere la campagna WWF per il Cuore Verde dell’Africa: www.wwf.it/greenafrica