Spending review: tagli in arrivo, dalla sanità al pubblico impiego

Il premier Mario Monti riferirà domani al Senato e mercoledì alla Camera sui risultati del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno. Ma quella che inizia oggi è la settimana della spending review. Il governo, secondo gli annunci dei giorni scorsi, dovrebbe infatti mettere a punto l’annunciato piano di tagli che servirà sia a evitare gli sprechi, sia a evitare l’aumento dell’Iva di due punti a ottobre. In serata dovrebbe svolgersi un vertice interministeriale, mentre venerdi’ (o all’inizio della prossima settimana) potrebbe essere convocato il Consiglio dei ministri per varare i provvedimenti di spending rewiev nella forma di un decreto legge. Sull’entità dei tagli, le indiscrezioni parlano di una forbice tra i 4 e gli 8 miliardi di euro. I 4,2 miliardi di partenza, che servono a evitare l’aumento dell’Iva, potrebbero essere usati per alcune priorità: zone terremotate, esodati, avvio della riforma del lavoro appena approvata dalle Camere, in particolare sulla flessibilità in entrata. Domani è intanto previsto il confronto del governo con i sindacati. Cisl e Cgil hanno già fatto balenare l’ipotesi di una mobilitazione per la sforbiciata che dovrebbe colpire i settori del pubblico impiego e della sanità (soprattutto spesa farmaceutica e costi dei ricoveri). Annuncia Raffaele Bonanni, segretario della Cisl: ‘Serve un piano industriale del pubblico impiego che contenga misure per far dimagrire Regioni, Province e istituzioni. Non servono i soliti tagli lineari senza senso’. Secondo le indiscrezioni, l’esecutivo potrebbe proporre il taglio del 10 per cento degli organici di ministeri e amministrazioni centrali (20 per cento per i dirigenti). I lavoratori in esubero dovrebbero essere avviati alla mobilita’ (due anni all’80 per cento dello stipendio) con il rischio di ritrovarsi senza lavoro in caso di mancata ricollocazione.
Dovrebbero pero’ essere previste nel pacchetto allo studio alcune misure in grado di attenuare l’impatto dei tagli. La piu’ importante e’ la possibilita’ di accesso alla pensione, con regole piu’ favorevoli precedenti alla recente riforma del governo Monti, per coloro che maturano i vecchi requisiti entro il 2014. Si tratterebbe di un anticipo dell’andata in pensione compensato – dal punto di vista del risparmio – dal rinvio della liquidazione che verrebbe versata solamente al conseguimento del diritto alla pensione con le regole attuali. Gran parte dei tagli sarà contenuto nel pacchetto di provvedimenti messo a punto dal commissario Enrico Bondi, nominato proprio per varare la spending review. Si prevederebbero risparmi pure sugli acquisti di beni e servizi, con un ruolo più ampio affidato alla Consip (la societa’ per azioni del Ministero dell’Economia) che dovrà controllare le spese ministeriali anche con effetto retroattivo rispetto ai contratti già conclusi. Altri tagli riguarderanno gli immobili pubblici con misure di razionalizzazione e il congelamento dei canoni di affitto, oltre a societa’ ed enti pubblici per i quali e’ prevista la soppressione o il ridimensionamento dei vertici. Per quanto riguarda gli enti locali, si prevede l’istituzione delle aree metropolitane che dovrebbe portare all’ abolizione della maggioranza delle Provincie. I partiti di maggioranza chiedono però di essere coinvolti nelle scelte del governo. ‘Siamo assolutamente determinati a evitare l’ulteriore aumento dell’Iva ma c’è modo e modo di arrivare all’obiettivo e vogliamo poterne discutere’, dichiara Pier Luigi Bersani, segretario del Pd. Stessa richiesta da parte di Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera: ‘Se il varo della spending review avverra’ senza consultazione, allora deve essere previsto un libero confronto parlamentare non pregiudizialmente bloccato dal voto di fiducia. Comunque, deve essere chiaro che questa manovra è funzionale all’obiettivo di evitare un aumento dell’Iva’. ‘Si vuole fare cassa sulla pelle dei lavoratori. Si cerchino risorse abolendo le Provincie e gli sprechi’, dichiara Antonio Di Pietro, leader dell’Idv. Difende il governo invece l’Udc che ricorda i molti risultati positivi raggiunti dal governo Monti. Sul fronte dei lavori parlamentari, dovrebbe comunque avere priorita’ il decreto sulla crescita rispetto a quello sulla spending review. Dopo i risultati del recente Consiglio europeo, il governo non ritiene più necessario il varo di una ‘manovrina’ per mettere in sicurezza i conti. A Palazzo Chigi si è persuasi che i risultati raggiungibili con i tagli siano sufficienti a tenere sotto controllo il debito pubblico. Si ritiene inoltre che il decreto legge di spending review che il governo approvera’ tra la fine di questa settimana e l’inizio della successiva sia nei fatti una nuova corposa manovra finanziaria pluriennale In stand-by è invece il provvedimento sulla delega fiscale. La riforma e’ arrivata alla Camera ma ancora non sono stati calendarizzati i lavori per approvarla. Premono i decreti che hanno maggiore urgenza: quello sulla crescita e quello sull’accorpamento delle agenzie fiscali.