Cgil: Offerta servizi cala, contrattazione la difende

Sempre meno l’offerta di servizi risponde ai bisogni sociali in costante crescita per effetto della recrudescenza della crisi. I tagli drastici operati dal precedente e dall’attuale governo sulle politiche sociali e su quelle sanitarie hanno avviato "un processo di ridimensionamento del welfare locale" in parte difeso dalla contrattazione sociale territoriale. E’ quanto emerge dal terzo rapporto sulla Contrattazione sociale territoriale relativo al 2011, a cura dell’Osservatorio sulla Contrattazione Sociale (Ocs), costituito dalla Cgil e dallo Spi, con il contributo dell’Ires,

Lì dove si è svolta, la negoziazione territoriale ha garantito "un mantenimento nell’erogazione delle prestazioni e dei servi grazie a una complicata azione di contenimento dei tagli". Per ovviare a questi ultimi si è fatto ricorso a "un aumento delle tariffe e della tassazione locale, così come a strumenti di compartecipazione, con una vera e propria esplosione nel ricorso all’Isee, e alla diffusa promozione di patti antievasione a livello comunale capaci di reperire risorse da destinare ai servizi di welfare". Nell’82,3% degli accordi si riscontrano iniziative e interventi favore della "generalità di cittadini e famiglie", ovvero interventi sulla spesa sociale complessiva e sui servizi, sulla fiscalità locale, i trasporti, l’ambiente e il territorio. Largamente presente è l’azione a favore degli anziani (81,6%), sostanzialmente appaiata a quella rivolta ai cittadini nel loro complesso. Segue la forte presenza, e in crescita rispetto al 2010, di soggetti fragili o bisognosi di sostengo: persone non autosufficienti (51,2%), disabili (42,2%) e famiglie e individui in condizione di povertà (41,3%).

Per quanto riguarda invece il binomio crisi e lavoro, il rapporto segnala che il tema della tutela o della riorganizzazione sul posto di lavoro è presente nel 13,2% del totale degli accordi, il sostegno ai lavoratori di aziende in crisi (36,6%), ai disoccupati (20,6%), agli inoccupati (3,6%) e ai precari (3,2%). Questo dato, specie quello relativo ai lavoratori di aziende in crisi, si mostra più basso rispetto al 2010, e questo probabilmente mostra "la difficoltà di avviare nuovi interventi di sostegno al reddito dei lavoratori in situazione di crisi". Inoltre uno spazio "decisamente più compresso" è dedicato ad altri soggetti portatori di bisogni e di diritti: giovani (12,2%), donne (6,8%), immigrati (11,1%). Viene così confermato un dato critico già evidenziato nel corso del 2010, specie a fronte di una più ampia presenza di tali soggetti entro le piattaforme sindacali.