Ci auguriamo che la riorganizzazione della geografia giudiziaria approvata dal Governo nell’ambito della cosiddetta ‘spending review’ possa portare, oltre al risparmio nell’immediato, anche un contributo di efficienza del sistema. Certo è che i problemi del sistema giudiziario italiano, strabordante di cause pendenti e affiancato da un incivile e incostituzionale sovraffollamento carcerario, non si risolverà mai se non si darà una netta sforbiciata ai reati contemplati dal nostro ordinamento. Prendiamo ad esempio la legge sugli stupefacenti. E’ di oggi la notizia di giovane genovese denunciato per aver spedito ad un amico una cartolina dall’Olanda nascondendo sotto il francobollo un po’ di hashish e scrivendo ‘Una boccata d’aria pura dall’Olanda!!!’ La cartolina, spiegano gli investigatori, è stata intercettata alle poste per il rigonfiamento sotto il francobollo. L’episodio risale al dicembre scorso: dopo mesi di indagine il mittente è stato identificato dalla polizia. Sì, mesi di indagini! A cui seguiranno anni di processi e la possibilità di dover concludere con un soggiorno in carcere. Costi per il contribuente? Svariate decine di migliaia di euro. Il tutto per una briciola di hashish del valore di pochi centesimi, sostanza che consumano milioni di italiani. Altro che taglio dei tribunali e sezioni distaccate! Fare una vera ‘spending review’ della giustizia significa dare una netta sforbiciata al catalogo sempre più infinito di reati. Specialmente di quei reati inventati o aggravati dall’abuso politico e populistico del delicatissimo strumento penale. Il ministro della Giustizia, Paola Severino, sicuramente tutto questo lo sa già. E certo non possiamo pretendere che una revisione dell’ordinamento giuridico avvenga in pochi mesi. Ma a oggi, francamente, di ‘riforme epocali’ non ne vediamo, a meno che non ci si riferisca alla crescente difficoltà per i cittadini di accedere alla giustizia.
Pietro Yates Moretti, vicepresidente Aduc