IDENTIKIT DI UN CAPO, PER COMANDARE SERVONO LE ALI

Per ‘comandare occorrono le ali’, e il superiore deve essere un uomo di pace, che ‘non si vendica delle offese ricevute, non porta rancore nel cuore verso quanti lo hanno offeso, nè li trascura, nè cerca di allontanarli da sè, anzi, se li tiene più vicini’. Questo l’idenitik di un vero capo, tracciato dall’Osservatore romano in un articolo di Inos Biffi intitolato ‘Per comandare occorrono le ali’, e dedicato a san Bonaventura, il ‘dottor Serafico’ amato da Benedetto XVI, e del quale domani è la festa liturgica. A consolazione del superiore, il giornale vaticano ricorda con il santo francescano che se con i propri collaboratori si fa più fatica, pur se il raccolto è scarso, il premio è maggiore. E’ compito proprio del pastore insegnare le virtù – commenta Biffi – ma, si domanda Bonaventura, ‘se allontana da sè i traviati, chi ammaestrerà? Se il medico fugge via dai malati, chi curerà? E ancora: ‘tanti vescovi e superiori si sono santificati sia compiendo il bene sia sopportando le avversità nell’esercizio del loro ufficio’. Senza dire che, ‘attraverso le avversità, il superiore stesso viene ripulito dalla polvere dei peccati, che surrettiziamente si insinua in lui a motivo dell’umana infermità, e in tal modo ‘viene preservato dal tumore della superbia, che piu’ pericolosamente insidia i potenti, quando l’altezza dell’ufficio, la liberta’ di cui dispongono, la soddisfazione per le opere compiute, facilmente ne inorgoglirebbero lo spirito, se il giogo dell’avversita’ non umiliasse il collo della loro presunzione, preservandoli dalla voragine della superbia”.
E non c’è da meravigliarsi, sottolinea l’Osservatore romano con san Bonaventura, ‘se non tutti i tentativi del superiore hanno successo con tutti: la stessa opera di Dio rivolta a tutti non riesce a salvare tutti. Non ogni cosa che si semina germoglia’.
A consolazione: il merito del superiore ‘non diminuisce nel caso in cui i suoi sudditi non progrediscono o progrediscono poco’. ‘In un terreno sterile e sassoso – dice san Bonaventura – il contadino sgobba di piu’, anche se il raccolto e’ piu’ scarso; il suo premio e’ quindi maggiore; quello poi che e’ piu’ oneroso produrre e’ spesso venduto a prezzo piu’ caro’.
Le riflessioni di san Bonaventura pubblicate dall’Osservatore romano sono tratte dal ‘De sex alis Seraphim’, un trattato che ebbe enorme successo tra tutti gli ordini religiosi. Nel testo Bonaventura osserva anche che ‘vi e’ una grande differenza tra lo stare sottomessi umilmente, il convivere pacificamente e il presiedere utilmente’.