MALATI DOPO TRASFUSIONI, IN ITALIA 6.600 CAUSE PENDENTI

‘In Italia ci sono 6.600 cause pendenti contro il Ministero della salute per danni da trasfusione di sangue’: lo dicono gli avvocati Renato Ambrosio e Stefano Bertone, che hanno assistito la famiglia dell’imprenditore alessandrino morto di Aids dopo una trasfusione. ‘Alla vittima – spiegano i legali – sono stati riconosciuti 1.000 euro al giorno per il periodo compreso da quando ha appreso di essere ammalato fino al giorno della morte, ossia otto volte l’indennità giornaliera per invalidità temporanea totale’. All’ospedale San Matteo di Pavia dove è stata effettuata la trasfusione sono stati contestati la mancata effettuazione test sul sangue trasfuso, nonostante questo fosse disponibile ed effettuato in diversi centri sanitari italiani ed europei, e il mancato mantenimento della cartella che avrebbe dovuto indicare il nome dei donatori. Al ministero, invece, è stata contestata la mancata emissione di una circolare che imponesse agli ospedali l’effettuazione del test sul sangue e l’assenza di norme di controllo sui donatori. Attualmente le due parti condannate stanno provvedendo al pagamento. L’episodio risale al 1985, quando all’uomo fu effettuato un intervento di bypass aorto-coronarico e per questa ragione dovette essere sottoposto a più trasfusioni. Negli anni successivi l’imprenditore perse peso e vide l’insorgenza di linfonodi nella parte posteriore del collo. Scoprì di essere ammalato di Aids nel maggio 1991 e morì nel febbraio 1992. Nessuno dei suoi familiari fu contagiato. Inizialmente il Ministero della Sanità riconobbe il nesso causale tra la trasfusione e la morte e indennizzo’ la famiglia con 50 milioni di lire. I familiari, insoddisfatti del trattamento ricevuto, si rivolsero allo studio legale torinese Ambrosio e Commodo, che impiego’ alcuni anni a istruire la causa. Il procedimento inizio’ nel 2007 e si concluse con un verdetto favorevole in primo grado due anni dopo, che e’ stato confermato dalla Corte d’appello.