Messina va in vacanza. La città va in vacanza nonostante tutto. Chissenefrega che siamo sull’orlo del baratro l’esibizione dell’abbronzatura vale quanto l’esibizione dell’inguine tatuato di Belen al Festival di Sanremo. Messina va in vacanza con i conti in rosso: a volte uno si convince talmente tanto di cose che non sono successe che rivendica a spada tratta la veridicità di quello che racconta. Deve essere anche il caso del sindaco Peppino Buzzanca: convinto da chissà chi (Scurria? Miloro? Capone? Isgrò? Amata?) che come amministratore è un gran figo pretende di avere sempre nuove poltrone e tanti nuovi incarichi. Altro che doppia Guinness. I giudizi negativi espressi da forze politiche e sindacati sull’Amministrazione ci avevano lasciato un barlume di speranza (quella della disperazione e del crederci nonostante tutto) che si è letteralmente disintegrata e volatilizzata e spazzata via in un big bang con l’arrivo delle nuove candidature e dei primi papabili: non c’è niente da fare, Messina si consegna alla mediocrità, perché il centrodestra è incatenato ai vizi dei suoi padri. La politica continua a nutrirsi del sottobosco: è meglio che i bambini inizino a convivere con le ingiustizie fin da piccoli altro che coltivare sogni, ambizioni, speranze. Messina va in vacanza ma il sole che questa politica speciale ci fa vedere non è poi così abbagliante: l’arcobaleno non è un partito, non è un cartello, non è una federazione, è un’illusione che evapora al sole, peggio delle creme solari. Cosa ci resta? Tutti a dire: di cosa ti meravigli? Si sapeva. Era scritto nel destino. Era scritto nelle carte. Era scritto nei fondi di bottiglia. Era scritto nell’interpretazione del volo delle rondini che non fanno primavera. Era scritto nelle viscere di una comunità che semplifica il buono dal cattivo con un lungo elenco di feste e festini. A parte essere un tronista, a parte essere una velina, a parte essere un po’ spregiudicato, a parte essere una faccia di bronzo, a parte saccheggiare le colline e i litorali e coltivare la finanza creativa che altro sono questi buoni politici? Ah, vittime della giustizia e dei media nonostante i fantasmi di una filza di creditori. I fantasmi del loro essere bravi amministratori, quelli che non compaiono nell’elenco di chi ha diritto al risarcimento e vogliono giustizia. IMG Press torna a meravigliarsi perché non se ne fa una ragione. Quelli come noi non vogliono espatriare. È un sentimento che parte dallo stomaco. Vogliamo democraticamente cambiare classe dirigente. Le elezioni sono espressione di democrazia e touché, riconosciamo la democrazia del popolo: ma non potete farci guidare da questi mediocri. Il problema dei messinesi è che sono lasciati in balia delle emergenze, del caos, della spazzatura, del mare in tempesta, degli eventi atmosferici. Senza la poesia della politica è una città triste che sente estate dopo estate, l’inesorabile trascorrere del tempo. E non sarà una Fiera, né la Vara a salvare Messina dal dissesto economico.