‘Se oggi c’è una priorità da onorare non è certo quella, sballatissima, di introdurre i matrimoni anche tra persone dello stesso sesso o, in subordine, di dar vita a una regolazione para-matrimoniale di quelle stesse convivenze’. Il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, rispondendo ai lettori, dice oggi di non riuscire ‘ancora a credere che proprio adesso, in un tempo di crisi come quello che viviamo, e che reclamerebbe attenzioni e intenzioni convergenti, solide e lungimiranti, si faccia di tutto per ‘bloccare’ (a Milano come a Roma) il dibattito su un tema che l’opinione pubblica non sente come urgente e che largamente non approva, e che spacca mondo politico e mondo parlamentare’. Per il direttore del giornale della Cei, ‘le difficoltà delle famiglie, dei giovani e dei più anziani, i problemi di chi lavora e di chi fa impresa sono così gravi che ogni risorsa e ogni energia dovrebbero essere investite su questi fronti. Senza esitazioni, senza iscrizioni a parate propagandistiche e senza abbandonarsi a derive rischiose’. ‘Se all’estero c’è chi invece questo fa e questo predica, non siamo obbligati a sbagliare a nostra volta – aggiunge -. L’Italia deve ritracciare secondo una bussola affidabile la propria strada, non incamminarsi sui ‘fuori pista’ degli altri’. Tarquinio fa anche riferimento al ‘chiaro e specifico riconoscimento’ e al ‘programmatico speciale sostegno’ che ‘la nostra Carta fondamentale tributa alla famiglia costituita da una donna e da un uomo uniti in matrimonio’. ‘I diritti e doveri della famiglia fondata su un pubblico e serio impegno con se stessi, con i figli che potranno venire e con la comunita’ di cui si e’ parte – aggiunge – non sono confondibili ne’ equiparabili con quelli delle coppie che liberamente vivono insieme senza sposarsi o che vengono costituite da persone dello stesso sesso. La Consulta l’ha ribadito con una certa chiarezza, più volte’.