APPALTI NEL MESSINESE: 15 ARRESTI E 15 MLN SEQUESTRATI

I carabinieri del R.O.S. e del Comando Provinciale di Messina hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del locale Tribunale, Massimiliano MICALI, su richiesta del Procuratore Distrettuale Antimafia, Guido LO FORTE, e dei sostituti della D.D.A., nei confronti di 15 persone indagate, a vario titolo, per associazione mafiosa, estorsione, omicidio, intestazione fittizia di beni e altri delitti aggravati dalle finalità mafiose. Le attività d’indagine del Ros hanno sviluppato i filoni investigativi delle precedenti operazioni antimadfia contro i barcellonesi, grazie anche alle ammissioni di alcuni imprenditori edili recentemente colpiti da sequestri dei beni. Ricostruiti episodi estortivi finalizzati al controllo di appalti e attribuibiti dagli inquirenti a Giovanni Rao, 51 anni, Giuseppe Iscgrò, 47 anni, Carmelo Salvatore Trifirò, 40 anni, Giuseppe Ruggeri, 47 anni e Salvatore Ccampanino, 48 anni. Oggetto dell’indagine anche il triplice omicidio di Sergio Raimondi, Giuseppe Martino e Giuseppe Geraci, uccisi a Barcellona Pozzo di Gotto nella notte fra il 3 e il 4 settembre 1993. Dal delitto erano stati assolti definitivamente gli esponenti mafiosi Carmelo D’Amico e Salvatore Micale: ora sono emersi nuovi riscontri indiziari a carico di Antonino Calderone, all’epoca latitante e poi arrestato nell’ambito dell’indagine "Pozzo". Coinvolto nell’operazione della scorsa notte anche l’avvocato barcellonese Rosario Pio Cattafi, già accusato da vari collaboratori di giustizia di contatti con la mafia barcellonese e catanese e di essere il collettore dei proventi illeciti del clan. Chiarite dagli investigatori anche le dinamiche interne al clan ddi Barcellona Pozzo di Gotto dopo la cattura dei boss Bernardo Provenzano e Salvatore e Sandro Lo Piccolo: la famiglia mafiosa barcellonese e quella dei "tortoriciani" riconducibile all’epoca a Sebastiano Bontempo Scavo, 60 anni, sono state rappresentate – fino al momento del suo arresto – dal referente provinciale di Cosa Nostra Tindaro Calabrese, alleato dei palermitani Lo Piccolo, con una rottura della storica vicinanza alla cosca mafiosa catanese dei Santapaola di Catania e senza più il tramite dell mandamento mafioso di San Mauro Castelverde. Indagando su Calabrese Sono emerse infiltrazioni mafiose nel Comune di Mazzarrà Sant’Andrea, il suo paese, dove è stato arrestato l’ex tecnico comunale Roberto Ravidà. Calabrese, inoltre, è accusato di aver curato lalatitanza a Capo d’Orlando (Messina) di Gaspare Pulizzi, uomo di fiducia dei Lo Piccolo ed ex reggente, oggi pentito, della famiglia mafiosa di Carini (Palermo). Pulizzi aveva soggiornato per alcuni giorni nel luglio del 2007 a Capo d’Orlando, con la copertura logistica di Tindaro Calabrese e dell’imprenditore Giovanni Bontempo, arrestato la scorsa notte. Bontempo è stato raggiunto inoltre’ da una misura patrimoniale che ha colpito profitti da lui accumulati secondo l’accusa grazie alla mafia e alle connivenze di alcuni funzionari di banca, tra i quali Sergio D’Argenio della Banca Popolare di Lodi, che è tra gli arrestato. L’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Messina Massimiliano Micali su richiesta della Dda ha riguardato anche Carmelo Giambò, già arrestato come responsabile dell’omicidio di Antonio Ballarino, la moglie di Giambò, Giusi Lina Perdichizzi, e Giuseppe Triolo, per i quali l’accusa è di intestazione fittizia dei beni e raggiunti dal sequestro del loro patrimonio mobiliare e immobiliare.