La spesa dei Comuni è stata ‘spremuta a più non posso’ come ‘il soffietto della fisarmonica’ e ora ‘siamo alla frutta: non ci sono più margini. Spero che il Governo l’abbia capito’. Così, Piero Fassino, sindaco di Torino, in una intervista a La Stampa. Non siamo degli irresponsabili’, spiega, parlando della protesta dei Sindaci da tutta Italia che ieri hanno manifestato a Roma, ‘sappiamo che l’Italia deve risanare i conti, siamo pronti a fare la nostra parte, anzi la stiamo gia’ facendo, però qui si continua a imporre ai Comuni uno sforzo spropositato rispetto a quello richiesto alle altre Istituzioni’. ‘Negli ultimi 4 anni – ricorda – le città italiane hanno contribuito per 22 miliardi in termini di mancati trasferimenti, alle politiche di austerity, Comuni e Province incidono per il 15% sulla spesa pubblica ma hanno contribuito per 25% al risanamento dei conti. Lo Stato, che pesa il 55%, ha tagliato poco o nulla. Chiediamo che si agisca sui ministeri e sui corpi centrali dello Stato – prosegue Fassino -. C’è una spesa colossale, sacche di parassitismo, duplicazioni di enti, ogni ministero ha una sua scuola di formazione’, ma, osserva, ‘mettere mano all’amministrazione dello Stato significa rompere un patto, che esiste, tra burocrazia ministeriale, dipendenti pubblici e potere politico’. Patto che, avverte, ‘non e’ piu’ sostenibile’.