Dopo gli incontri di ieri con Pier Luigi Bersani e Angelino Alfano, oggi Monti incontrerà Pier Ferdinando Casini. Al Quirinale ci sarà un colloquio tra il capo dello Stato Giorgio Napolitano e Gianfranco Fini, presidente della Camera, dopo che ieri sul Colle era salito Renato Schifani, presidente del Senato. Ieri c’è stato anche una riunione durata 45 minuti tra Fini, Casini e Bersani in attesa di una tavola rotonda di cui erano protagonisti in un convegno svoltosi a Montecitorio Questi incontri assomigliano a delle consultazioni a cui si dà il via quando si deve formare una nuova maggioranza o si deve decidere di sciogliere le Camere. Tema dei colloqui resta principalmente la grave situazione economica, ma ormai si parla più esplicitamente di qualche giorno fa di una fine anticipata della legislatura in modo che le elezioni si svolgano a novembre e subito dopo possa formarsi un governo politico, forse presieduto dallo stesso Monti, in grado di tranquillizzare i mercati. Nei colloqui tra Monti e i leader dei partiti di maggioranza l’ostacolo verso le elezioni anticipate resta il nodo della legge elettorale su cui le posizioni restano lontane, anche se i ‘saggi’ di Pd, Pdl e Udc continuano a trattare a latere delle polemiche dichiarazioni ufficiali e a sorpresa potrebbe esserci presto un summit tra Alfano, Bersani e Casini. Le distanze si sarebbero addirittura accorciate negli ultimi giorni, anche se Maurizio Migliavacca, che ha il compito di monitorare il confronto per il Pd, continua a essere pessimista. Sembrerebbe scontato il ritorno a un sistema proporzionale con una soglia di sbarramento al 5% per accedere in Parlamento. L’Udc lo vorrebbe simile il più possibile al modello tedesco, Pd e Pdl si dividono sulle preferenze che Bersani non vorrebbe e che invece Alfano insiste per ripristinare. Altro tema di divisione è il premio in seggi per il partito vincente che il Pdl vorrebbe ridurre al minimo mentre il Pd vorrebbe più corposo in modo da assicurare la governabilità il giorno dopo delle elezioni. Ma la questione dirimente su cui finora non c’è accordo riguarda il metodo di elezione dei parlamentari. Il Pd resiste a un sistema che sia un mix tra collegi uninominali di piccole dimensioni (il modello spagnolo) e le cosiddette ‘liste corte’ in cui appaiono i candidati dei singoli partiti su cui gli elettori non hanno possibilità di scelta (come avviene con la legge attualmente in vigore). Il Pd teme che in tempi di crisi della politica sarebbe una miscela esplosiva creare due circuiti contrapposti tra chi si guadagna l’elezione nei collegi e chi ha l’elezione garantita perche’ scelto dai leader di partito. Il partito di Bersani preferirebbe la soluzione dei collegi o un ritorno al ‘Mattarellum’ (75% di eletti alla Camera nei collegi uninominali e 25% di eletti con il sistema proporzionale) che era in vigore prima dell’attuale legge. Su questa soluzione c’è l’accordo dell’ Idv. Proprio il ‘Mattarellum’ potrebbe essere alla fine il punto di mediazione tra Pd e Pdl che rischierebbe pero’ di scontentare l’Udc.
Divisi sulla riforma elettorale restano all’interno del Pdl gli ex An e gli ex Forza Italia. I primi chiedono sia il reinserimento delle preferenze, sia l’obbligo delle primarie in un sistema elettorale piu’ vicino a quello in vigore che prevede le alleanze di coalizione che invece sarebbero escluse in un ritorno al proporzionale.
Ieri c’e’ stato intanto l’ennesima fumata nera nel comitato ristretto sulla legge elettorale che si e’ riunito al Senato.
Carlo Vizzini, Pdl, presidente della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, e’ comunque intenzionato ad andare avanti nel tentativo di arrivare a un testo base per la riforma elettorale articolato in piu’ opzioni. Su questa ipotesi c’e’ l’accordo dei relatori Lucio Malan, Pdl, ed Enzo Bianco, Pd. Una nuova riunione del comitato ristretto si terra’ martedi’ 31 luglio.
Ieri Alfano, in una conferenza stampa, aveva riproposto il semipresidenzialismo ma poi aveva lanciato un segnale a Bersani: ‘Se il Pd ci dice che e’ favorevole all’elezione diretta del parlamentare con le preferenze, l’intesa la possiamo chiudere gia’ questa sera. Noi abbiamo il serio intendimento di approvare la legge elettorale’. Il segretario del Pd ha replicato definendo ‘un uovo di giornata’ la proposta di Alfano perche’ ‘il Pdl cambia posizione ogni giorno, siamo già al settimo o ottavo messaggio diverso’. Per Bersani: ‘Le preferenze contengono dei rischi maggiori di quelli che si avrebbero con dei meccanismi piu’ basati sui territori. Allora, potrei chiedere io a lui di dire sì ai collegi. Così saremmo a posto’. Casini si dice disposto a negoziare senza pregiudiziali con gli altri partiti, a condizione che si sgombri il tavolo dalla tentazione di non riformare il ‘Porcellum’: ‘Quando si tratta, non si possono mettere dei paletti a priori’. Sulle possibili elezioni a novembre, Bersani chiarisce: ‘Ora serve la legge elettorale. A settembre-ottobre vediamo com’e’, non sappiamo come passiamo agosto. Il dibattito sul voto anticipato e’ stravagante. Diamoci una legge elettorale per permettere all’Italia di decidere, degli strumenti per governare il paese e poi si vede’.