“La grande famiglia dei credenti deve dare prova di maturo discernimento allontanando da sé la più grave distorsione cui sono facilmente esposti quanti ambiscono ad essere interpreti e punti di riferimento di questa nuova stagione cattolica. Mi riferisco a quella che definirei la deriva promozionale del sentimento religioso. Giammai, la rivendicazione della propria Fede dovrebbe essere finalizzata all’autoconservazione politica o al raggiungimento di uno scranno o carica istituzionale. Eppure la scena pubblica comincia a pullulare proprio di attori che finiscono più per annunciare se stessi che non il Vangelo, che sembrano risolvere l’esercizio della propria responsabilità politica nella mera rassegna dei valori enucleati dalla Dottrina Sociale della Chiesa. Il Vangelo è forza di parola e vita, ma molti credenti, distratti dagli obiettivi personali, danno alla loro presenza evidenza e non efficacia. La buona politica ispirata dalla Fede si misura dalle azioni concrete dei suoi protagonisti e si articola nelle risposte più adeguate da fornire in ordine alle difficoltà che segnano la vicenda storica nazionale. Mentre manifesti ed iniziative sin qui prodotte destano perplessità per la genericità della relativa proposta politica. Va dunque incoraggiata la volontà a tutto campo dei cattolici autentici, di coloro che si mostrano capaci di testimoniare e trasformare la contiguità al Paese reale in incisive piste di impegno per la cosa pubblica, rifuggendo dai sofismi dell’arte della politica”.
E’ questo uno dei passaggi più sferzanti dell’editoriale a firma del presidente dell’associazione “Cattolici in Movimento” Luigi Cerciello, pubblicato sul quotidiano La Discussione sabato 28 luglio e che si chiude con un riferimento all’omelia pronunciata dal Card. Angelo Bagnasco lo scorso marzo durante la messa celebrata per senatori e deputati in preparazione della Santa Pasqua nella Chiesa di Santa Maria sopra la Minerva a Roma: “In quell’occasione il Presidente della Cei disse ai parlamentari che la gente guarda ai politici e desidera sentirsi al primo posto nei loro pensieri e nel loro lavoro quotidiano. Un monito emblematico, che mi induce a riflettere sulla assoluta inadeguatezza, ormai, dell’uso in politica dell’espressione “spinta dal basso” per identificare sovente le sollecitazioni provenienti dal popolo che insiste sul territorio. Nel popolo vive il livello più alto e autentico della politica. E per il futuro della vita pubblica del Paese si rivelerà propizio il messaggio di umiltà e prossimità alla gente che il laicato cattolico saprà e dovrà testimoniare”.