Per il Gip di Roma Luigi Lusi deve restare in carcere. E a Rebibbia, l’ex tesoriere della Margherita, si trova dal 20 giugno scorso con l’accusa di essersi appropriato di almeno 25 milioni di euro dalle casse della Margherita. Inoltre è indagato per calunnia nei confronti degli ex vertici, e non solo, del partito. Il Gip di Roma Simonetta D’Alessandro ha detto no alla sua scarcerazione. L’istanza della difesa del senatore era arrivata dopo che la Cassazione aveva annullato con rinvio l’ordinanza del tribunale del Riesame di Roma che aveva confermato il carcere per il parlamentare. Esclusa l’ipotesi di una rimessione in libertà in quanto l’indagato, a detta del magistrato, non ha dato alcun segno di ravvedimento, anzi, il suo contegno ‘è molto peggiorato’ avendo continuato a calunniare anche una volta finito in carcere e non avendo neanche restituito il denaro trasferito in Canada. Dunque il gip ha ritenuto che non ci siano neanche i presupposti per la concessione degli arresti domiciliari. Questi ultimi potrebbero essere presi in considerazione solo se il parlamentare proponesse, ma ancora non l’ha fatto, un alloggio alternativo a quello occupato dalla moglie, a sua volta indagata. Delusi i difensori di Lusi i quali confidavano in un esito diverso alla luce dell’annullamento, con rinvio al tribunale del Riesame, dell’ordinanza di custodia cautelare. Per Luca Petrucci si tratta di ‘un accanimento senza precedenti’, mentre per il collega Renato Archidiacono ‘e’ una decisione che non stupisce più di tanto, era nell’aria’. Entrambi attendono ora che sulla vicenda torni a pronunciarsi il Riesame. Il tema essenziale delle valutazioni fatte dal gip D’Alessandro è quello delle dichiarazioni fatte da Lusi in vari interrogatori. In particolare, il magistrato afferma che ‘la fantasiosa tesi dell’intestazione fiduciaria contrasta con ogni logica oggettiva’. Inoltre ‘appare intrinsecamente contraddittoria l’ipotesi di investimenti asseritamente effettuati, secondo una prima versione, per conto della Margherita, di poi per conto di Rutelli, con assoluta incertezza, quindi, sui profili soggettivi dei beneficiari’. ‘Grossolano – per il gip – è inoltre il tentativo di retrodatazione al 2006 dell’accordo con Rutelli’, mentre ‘cinica e non propriamente sintomatica di pentimento e resipiscenza è la citazione di amici con i quali ha condiviso fasi di vita, selezionati, quasi, in base alla loro esposizione e notorietà, alla loro emblematicità, per meglio connotare di eclatanza le dichiarazioni rese, quali Rosy Bindi, accusata dinanzi al gip, senza l’ombra del riscontro in atti, di appropriazioni per fini privati’. E sul coinvolgimento di Rosy Bindi decisa smentita del difensore di Lusi: ‘Il senatore non ha mai fatto il nome di Rosy Bindi, nemmeno l’ha mai accusata di essersi appropriata di somme per fini privati’.