Ieri Pier Ferdinando Casini ha dichiarato che “chi convive, sia si tratti di persone dello stesso sesso sia di sesso diverso, ha diritto a tutele civili. È necessario che ci sia una garanzia dello Stato” e aggiunto che “il matrimonio tra gay mi trova agli antipodi. Conosco tante persone gay che non ci pensano nemmeno, ma ritengono sia una forzatura del radicalismo ideologico”.
Siamo seriamente preoccupati dalla superficialità delle valutazioni di un politico che si candida al governo del Paese e che valuta l’opportunità di riconoscere un diritto fondamentale come quello di sposarsi e di realizzare l’eguaglianza tra le persone prendendo a prestito, e interpretando, le impressioni della sua cerchia di amicizie e conoscenze, in barba a una autentica attenzione della realtà delle migliaia di coppie dello stesso sesso e dei loro figli e dei progressi condotti in Occidente su questo terreno.
Al di là dell’indeterminatezza, da bassa astuzia, del riferimento di Casini a mai precisate "tutele civili", ci sembra che sia molto più semplice un approccio laico ed europeo che riconosca finalmente la libertà di ognuno, eterosessuale o omosessuale che sia, di sposarsi civilmente ovvero di non farlo, con buona pace degli amici gay di Casini e del rispetto a chi per fortuna ha diritto a pensarla diversamente.
Ma il punto forse è tutto là: un approccio laico ed europeo non è possibile a chi forza e altera l’appartenenza del nostro Paese al mondo Occidentale, sulla base dei suoi convincimenti religiosi imposti come metro normativo per tutti. Ancora una volta sollecitiamo tutte le forze politiche a fare scelte ed alleanze che non imprigionino l’Italia nella morsa di una politica becera e bigotta ma rilancino società ed economia nel segno di un progetto moderno.
Paolo Patanè, presidente nazionale Arcigay