Che alla fine sarà rinviato a giudizio lo dà per scontato anche il suo avvocato. Paolo Gabriele, il maggiordomo del Papa, unico accusato per la fuga di documenti riservati della Santa Sede, si avvia verso il processo, che dovrebbe essere celebrato in autunno, in una vicenda che, però, fino all’ultimo può riservare colpi di scena.
Sebbene l’assistente di camera del Pontefice rimanga, formalmente, l’unico indagato del caso Vatileaks, più di un elemento, nelle scorse settimane, ha dato corpo all’ipotesi che il problema della fuga di notizie coinvolgesse altre persone. Arrestato il 23 maggio, agli arresti domiciliari dal 21 luglio, durante la lunga detenzione in una cella della gendarmeria vaticana Paolo Gabriele è stato interrogato tre volte dai magistrati vaticani ed è stato ascoltato anche dalla commissione cardinalizia alla quale il Papa ha affidato una parallela, discretissima indagine. Sulla base delle sue testimonianza, gli inquirenti vaticani hanno interrogato – ma non incriminato – altre persone e i tre cardinali (Herranz, De Giorgi e Tomko) hanno a loro volta ‘audizionato’ una trentina di persone, tra porporati, capi dicastero, funzionari e dipendenti di Curia. Tra di essi, oltre a Gabriele, le ‘memores domini’ che vivono insieme al Papa, l’ex segretario di Ratzinger Josef Clemens, la sua ex governante Ingrid Stampa e l’ex ‘ghostwriter’ del Pontefice Paolo Sardi. Nessuno, peraltro, è stato indagato, né hanno trovato conferma ufficiale le insistenti voci circa il coinvolgimento di alcuni cittadini italiani – forse giornalisti – esterni al Vaticano. Il Papa, prima di partire per l’estate a Castel Gandolfo e confermare il cardinale Tarcisio Bertone al posto di segretario di Stato, ha incontrato alcuni cardinali di peso (Pell, Ouellet, Tauran, Tomko e Ruini) per affrontare collegialmente il difficile frangente. Tutti elementi che compongono un quadro complesso e non riducibile alla sola vicenda di Paolo Gabriele.
Il maggiordomo, però, rimane l’unico accusato di "furto aggravato" delle carte del Papa. Il suo avvocato, Carlo Fusco, ha detto a più riprese che il suo assistito non aveva complici né mandanti, e non è un capro espiatorio. Con una novità non smentita ufficialmente, infine, il ‘Corriere della sera’ ha recentemente sostenuto che sarebbe colpevole anche della loro diffusione. Oggi, poi, è stato comunicato ai giornalisti l’ennesimo rinvio della conclusione dell’istruttoria. La sala stampa vaticana ha fatto infatti sapere che i due documenti conclusivi – la sentenza di proscioglimento, o più probabilmente, di rinvio a giudizio, scritta dal giudice istruttore vaticano Piero Antonio Bonnet, e la requisitoria del ‘promotore di giustizia’ Nicola Picardi – verranno prevedibilmente pubblicati lunedì 13 agosto. La pubblicazione integrale dei documenti – che sembrava assodata nei giorni scorsi – non è scontata. Se ultimamente diversi autorevoli ambienti vaticani avevano previsto, concordemente, la conclusione dell’istruttoria questa settimana, essa sarà invece resa nota, con breafing del portavoce vaticano Federico Lombardi, a ridosso di Ferragosto. A causa, a quanto si apprende, della meticolosità impiegata dai magistrati vaticani per finalizzare i documenti.