"Cercasi ottantenne maschio, laureato, in giurisprudenza, pluridecennale esperienza partitica, per la prossima presidenza della Repubblica. Astenersi lavoratori". L’annuncio-sberleffo è pubblicato sul blog di Beppe Grillo, che lancia un sondaggio tra i suoi simpatizzanti sul "peggior presidente della Repubblica tra De Nicola, Einaudi, Gronchi, Segni, Saragat, Leone, Pertini, Cossiga, Scalfaro, Ciampi, Napolitano".
"In Italia ci sono stati 11 presidenti della Repubblica eletti dai partiti riuniti in Parlamento – ricorda il comico genovese nel suo post -. Il primo fu Enrico De Nicola nel luglio 1946 e l’ultimo Giorgio Napolitano il 15 maggio del 2006. Per diventare presidente della Repubblica è necessario disporre di alcuni requisiti: avere una certa età, meglio se alle soglie della senescenza, essere di sesso maschile, disporre di una laurea (obbligatorio!), aver fatto militanza politica in un partito (Ciampi è l’eccezione che conferma la regola) e aver vissuto di stipendi pubblici per quasi tutta la vita (Pertini muratore in Francia non fa testo)".
Grillo nota come tra i presidenti della Repubblica "la laurea in giurisprudenza è la più ricorrente, gli ultimi cinque presidenti si sono laureati in questa disciplina. Ingegneri, fisici, matematici e, in genere chiunque abbia conseguito un titolo scientifico, sono esclusi dalla competizione presidenziale. Un quarto di lombo nobiliare o lontane ascendenze aristocratiche, aiutano chi, alla soglia della quarta età, voglia trasferirsi al Quirinale. Un normale lavoratore non ha alcuna speranza di accedere al soglio".
"Chi diventa presidente di solito acquisisce una salute di ferro nonostante gli anni (Segni fu l’unico a lasciare per trombosi cerebrale). Il Presidente più invecchia, più diventa arzillo – ironizza il leader del Movimento 5 stelle -. La presidenza è meglio del Viagra. I suoi compagni di liceo sono normalmente ricoverati in un ospizio o interdetti dalla famiglia, mentre lui monita giorno dopo giorno. Mettereste un timoniere ottuagenario alla guida di una nave in tempesta? In Italia è la norma. Di solito il presidente assume, insieme alla massima carica dello Stato, il ruolo ufficioso di segretario del partito di appartenenza, salvando però le forme e il bon ton. Non si tratta di conflitto di interessi, ma di consuetudine dovuta a una decennale militanza. Se il Papa è infallibile, il Presidente è quasi infallibile, ma, al contrario del Papa, non si può criticare".