Calcioscommesse: Abete, giustizia non è a proprio uso e consumo

‘Quando si è protagonisti in negativo o comunque si è coinvolti nell’ambito della giustizia ognuno riscopre la dimensione della giustizia a proprio uso e consumo’. Lo ha detto Giancarlo Abete, presidente della Figc, intervenendo al raduno degli abritri al Centro tecnico federale di Converciano, a proposito delle polemiche sui giudizi emessi nell’ambito del calcio scommesse. ‘Non è che – ha aggiunto – se un giudice ci ha dato torto o ragione la giustizia sportiva va male o va bene. E’ facile scrivere le proprie memorie se si ha cattiva memoria, ha detto ancora Abete, sottolineando che ‘si può migliorare tutti e molti sono qui per farlo in modo volontaristico ma bisogna conoscere i fondamentali delle regole. Se si parla nella logica di non conoscere il sistema delle regole si corre il rischio di dire cose che non stanno nè in cielo nè in terra’. E comunque, ha ribadito, ‘la critica può esserci ma non si può demonizzare la giustizia sportiva’.
Inoltre, ha detto ancora Abete parlando con i giornalisti a margine dell’incontro, ‘trovo risibile ritenere che si possa operare a livello di giustizia sportiva a valle della conclusione dei processi penali. Saremmo fuori dal mondo, escludendoci dalla Uefa e dalla Fifa, ed e’ tecnicamente impossibile. Questa richiesta viene, tra l’altro, da persone che hanno ruoli importanti e fondamentali all’interno del sistema paese e che sono in grado anzitutto di risolvere i problemi dei cittadini facendo si’ che i processi non durino decenni a livello penale e civile’.
Abete rigetta anche l’ipotesi che i giudici sportivi agiscano come ‘tifosi’: ‘La gran parte delle persone che stanno all’interno del mondo del calcio hanno una passione sportiva e se non sono venute da un mondo diverso hanno una loro passione calcistica. Ma nel momento in cui si assume una funzione questa prescinde dalle proprie sensibilita’ di tifoso: si assumono le decisioni nel rispetto di ognuno indistintamente’.