"Al Milan non ho sbagliato io, ha sbagliato qualcun altro…". Antonio Cassano, alla prima conferenza da giocatore dell’Inter, non le manda a dire, prendendo di mira soprattutto Adriano Galliani: "Mi ricordo che avevo detto che se avessi fallito al Milan sarei stato da rinchiudere, ma non ho mica fallito io. E neanche l’allenatore – continua il barese, alludendo chiaramente all’amministratore delegato rossonero -. Prometteva, faceva tanto fumo e poco arrosto… Faceva il furbo e sono dovuto andare via".
Su chi gli imputa poca riconoscenza alla società dopo quello che ha fatto per lui durante l’attacco di cuore che aveva colpito il fantasista nella scorsa stagione, Cassano risponde: "Devo ringraziare il Milan perché mi è stato vicino, devo ringraziare Silvio e Barbara Berlusconi, devo ringraziare la gente rossonera". Ma Galliani no: "Io voglio avere davanti uomini che mi parlino chiaro – tuona Fantantonio -. Si era parlato di un prolungamento del contratto già dopo lo scudetto nel 2011, ma io sto aspettando ancora. Si vede che questa persona è abituata a parlare con chi gli lecca i piedi. E io me ne sono andato…".
Le motivazioni, oltre che di ordine societario, sono state anche di ordine tecnico: "Per Allegri ero la quinta, la sesta, la settima punta. Non mi prometteva niente? Ok, ma non mi faceva nemmeno sentire importante. Contavo come le coppe quando a briscola comanda bastoni… – punge Cassano, che poi conclude con le due cessioni eccellenti dei rossoneri -. Il Milan ha ceduto due miei amici, due giocatori come Thiago Silva e Ibrahimovic che sono insostituibili. Durante gli Europei ho detto all’allenatore Allegri e a Galliani che volevo andare via, e così ho fatto".