‘Casini, che ha passato tutta la vita nel campo neoconservatore, mi sembra un difficile alleato per un percorso di alternativa’. Lo dice Nichi Vendola in un’intervista all’Unità, in cui invita ad andare oltre ‘il risiko delle alleanze’ e a partire dall’Italia. Per il leader di Sel la sfida davanti alla quale si trova il Paese è quella della ‘modernità’, che si traduce in come l’Italia ‘riesce a usare l’occasione della crisi per mettere in campo una straordinaria innovazione delle politiche pubbliche, come è in grado di ricostruire una politica industriale capace di coniugare il profitto d’impresa, la qualità ambientale e la civiltà del lavoro. Quel che serve – prosegue Vendola – è una politica che sappia interloquire con le giovani generazioni e un’agenda di governo di alternativa che si ponga anche il tema del pieno esercizio dei diritti di cittadinanza e dei diritti in materia di fine vita, fecondazione assistita, coppie di fatto’. Insomma, per Vendola servono ‘scelte coraggiose, diritti interi e non più dimezzati’ e da questo punto di vista ‘l’Udc è collocata in un’altra galassia’. ‘Le ambiguità – aggiunge – fanno perdere consensi, non guadagnare’.
La ‘gravità della situazione’, aggiunge, ‘chiede a tutti noi un di più di responsabilità. Il che non significa che ciascuno di noi debba rinunciare a qualcosa della propria identità per poi mettersi tutti insieme’. Renzi? ‘Imperversa come un juke-box che ha come repertorio canzonette che fanno il verso al liberismo, al qualunquismo. Al centro della sfida delle primarie dovrebbero invece esserci il Sulcis, I’Ilva di Taranto, il lavoro’.