La Fiat manca di progetti e la colpa principale è di Marchionne perchè ‘chi decide è lui’. Lo dice a Repubblica l’ex numero uno del gruppo Cesare Romiti. Credo che in questi anni gli azionisti abbiano dato abbastanza soldi all’amministratore delegato – spiega -. E bisognerebbe anche calcolare il valore delle tecnologie trasferite da Fiat a Chrysler. Tecnologie e saperi accumulati in cento anni di storia della Fiat. Penso – prosegue – che oggi la strategia della Fiat la decida Marchionne, non gli azionisti. Lui voleva andare in America e ci è riuscito’. Romiti ‘rivendica’ le scelte compiute in passato: ‘Investivamo anche in treni, telecomunicazioni, è vero, ma si trattava comunque di settori collaterali e anticiclici rispetto all’auto. Fin dalle origini la Fiat è stata Terra, Mare, Cielo’. Un ripensamento sull’ipotesi di acquisto dell’Alfa da parte della Ford: ‘Devo dire che forse, con il senno di poi, sarebbe stato meglio, più di stimolo, avere un concorrente che produce in Italia’. In un’altra intervista, pubblicata sull’Avvenire, Romiti afferma che la grande impresa in Italia ‘non c’è più’; anche la Fiat ‘è stata grande fino agli anni ’90. Oggi no’. E, a suo avviso, la colpa non e’ dell’andamento del mercato: ‘quando un’impresa automobilistica per due anni sospende la progettazione perchè c’è crisi di vendite, ha decretato la morte dell’azienda. Si è tagliata fuori. E i sindacati, tranne la Fiom, con la loro inerzia hanno facilitato quello che e’ successo’.